Blog e Social Museum: uno Spazio per parlare di Riuso

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Lenia-Messina-e1425648680688Un sito dedicato al riuso con la mappa di tutti i negozi certificati, un calendario dove segnalare gli eventi, un blog partecipativo e il social museum dove gli oggetti si raccontano. Questo è in parole povere l’idea di SpazioRiuso (www.spazioriuso.it) il portale dedicato al mondo dell’usato, partendo dai luoghi “fisici” arrivando a uno spazio virtuale di confronto e comunicazione.

La mente di tutto questo è Lenia Messina, operatrice del riuso e titolare di Baby Bazar, un negozio dedicato a oggetti e capi d’abbigliamento di seconda mano dedicati all’infanzia. Lenia è un architetto ma ha cambiato obiettivo e si è dedicata alla diffusione dei temi legati alla riduzione dei rifiuti e della cultura sostenibile a sostegno di famiglie e cittadini. Da qui la necessità di usare il web per lanciare una più corretta informazione intorno al riuso. «Quando sono entrata nel mondo del second hand mi sono accorta che esistono ancora troppi preconcetti legati al termine “riuso”» spiega a Envi.info Lenia. «Ciò che vendiamo in questi negozi non è né “vecchio” e né lo facciamo per beneficienza. Il riuso permette di rimettere in circolo oggetti al 100% ecologici – perché non c’è bisogno di riprodurli, quindi risparmiando materie prime – ed  è un’economia capace di generare posti di lavoro».

Nato ad aprile con l’aiuto tecnico di diversi soggetti (GenesiDesign, Laboratorio MU, KidPass, Cristina Catalanotti e Michela Tessari)  il progetto SpazioRiuso è stato realizzato grazie al contributo della Camera di Commercio di Venezia, all’interno del bando “Percorsi Creativi”. «L’idea era quella di creare un sito di comunicazione dedicato a questo settore, il più possibile partecipativo» continua Lenia. «Per questo c’è la mappa che permette di trovare il mercatino più vicino, poi il blog con contenuti che parlano di riuso in senso ampio. Ma soprattutto c’è il calendario degli eventi dove chiunque può segnalare un appuntamento. Insomma il sito è in continua ricerca di contributi esterni». A questi elementi si aggiunge anche il Social Museum, vera chicca di SpazioRiuso, uno spazio “museale” dove le persone possono raccontare un aneddoto, un ricordo legato a un proprio oggetto. «L’intuizione è nata dal fatto che le persone hanno difficoltà quando devono decidere che prezzo applicare a un oggetto di seconda mano. Per cui ho deciso di dare la possibilità di raccontare il valore affettivo di questi oggetti, andando oltre il mero valore economico».

Il mondo del riuso in Italia è ampiamente sottovalutato. Per questo progetti come quello di Lenia sono importanti: perché aiutano a far capire quante opportunità vengono offerte in questo settore.  A partire da un suo riconoscimento: «In Italia la mia professione non è ancora riconosciuta.  Formalmente sono considerata una procacciatrice di affari: espongo oggetti che mi vengono affidati per la vendita e dopo averli venduti trattengo una percentuale. Sulla quale pago il 22% di IVA. Questa cosa ci sta massacrando. Pochi mesi fa c’è stata un grosso evento (UsatoCamp, nda) a Roma nel quale si sono riuniti tantissimi operatori dell’usato come me. Durante questo incontro è stata ufficializzata una richiesta al Governo di agevolare l’IVA al 10%». A un mancato inquadramento di tipo economico corrisponde un mancato inquadramento di tipo culturale: «Recentemente l’Europa ha messo al primo posto il riuso fra le indicazioni per una riduzione dei rifiuti. Purtroppo in Italia siamo normativamente e culturalmente ancora molto indietro».

Ma una piccola rivoluzione è già in atto: Lenia, cercando sui vocabolari, ha scoperto che la parola ‘riuso’ esisteva solo in accezione edilizia, come riutilizzo di un bene immobile. Convinta di dover ristabilire una comunicazione più equilibrata, la fondatrice di SpazioRiuso ha scritto alla Treccani che ha preso in considerazione la sua proposta e ha integrato, accanto alla spiegazione precedente, anche la più moderna accezione legata al riutilizzo degli oggetti.

Ora Lenia ha nuovi progetti: presto partirà una collaborazione con le scuole, grazie all’assessorato del Comune di Venezia, con il progetto “Ri-Gioco”: «Credo che sia decisiva una buona educazione ambientale all’interno del mondo della scuola. Da parte mia ho proposto di fare degli incontri con i bambini per introdurli al tema del riuso. L’anno scorso sono stata in una scuola materna: dal ricavato degli oggetti che bambini di quell’età già non usavano più, la scuola ha potuto acquistare materiale per l’educazione motoria che altrimenti non avrebbe potuto comprare. Insomma, l’economia del riuso è un’economia da riconoscere e sostenere e aiuta a far collaborare tra loro le sfere del pubblico, del privato e la sfera familiare. Oltre ovviamente a rendere l’ambiente più pulito!»

Maurizio Bongioanni

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