Nucleare: riflettiamoci con Greenpeace

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di Paolo Ghiga
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La risposta di Greenpeace non ha tardato ad arrivare. Il tema delle fonti energetiche ha visto, negli ultimi mesi, riaccendersi nel nostro paese l’interesse nei confronti del nucleare, a cui cittadini dissero di no con il referendum abrogativo dell’8 – 9 novembre 1987. Forse ancora scossi dal disastro della centrale ucraina di Chernobyl, che sospinse alla vittoria il no, il paese decise l’abbandono, la successiva chiusura e la dismissione delle quattro centrali italiane allora in servizio (Latina, Trino Vercellese, Corso e Garigliano). Il progetto di smantellamento e riconversione non si è ancora concluso, presentando alti costi di gestione mentre nel luglio 2009 è stato disposto tramite legge nazionale di ritornare a edificare impianti nucleari sul nostro territorio. Una sorta di gatto che si morde la coda.

Che l’associazione ambientalista per antonomasia, Greenpeace, non sia nuova a campagne mediatiche ad effetto non è certo una novità, basti pensare allo spot contro la Nestlé a difesa degli Oranghi indonesiani, oppure alla loro l’invasione pacifica al Salone del Libro di Torino, a difesa delle foreste. Infatti, in occasione del dibattito attorno al temuto ritorno del nucleare in Italia, è partita l’offensiva di Greenpeace Italia.

Attraverso un video breve ma incisivo, che inverte il modo di fare informazione e protesta degli ambientalisti: invece dello sgomento, lo spettatore viene accolto da una veduta aerea e panoramica del territorio italiano, in tutto il suo splendore, guidato dal tema in sottofondo, una traccia davvero rilassante in cui un piano armonizza con le riflessioni pacate e al contempo “urticanti” del commentatore.

Siamo a nostro agio, anzi un sorriso increspa leggermente le nostre labbra, stavolta non hanno colto nel segno, vien quasi da pensare: il video continua, spiegando come l’Italia abbia la soluzione per combattere il calo delle scorte di idrocarburi ed il piano sia il rilancio dell’energia nucleare.

Le immagini, però, cambiano, scorrono i fotogrammi del reattore numero 4 della Centrale di Chernobyl, mutilata dall’esplosione notturna del 26 aprile 1986, proseguendo con le enormi ciminiere fumose, a forma di paraboloide iperbolico, degli impianti nucleari sparsi per il mondo, per passare alle fasi di stoccaggio delle scorie radioattive giù nelle viscere della terra, il tutto mentre la voce, suadente, ci ricorda che abbandoneremo il petrolio per sposare l’uranio: non sorridiamo più, ora, anzi, lo sguardo si sofferma sul cartello che ricordava la denuclearizzazione di un Comune, al quale viene ora apposto un segnale di pericolo radiazioni sulle prime due lettere, trasformando la scritta da denuclearizzato a nuclearizzato. Il video si blocca su questo fermo immagini.

Una piccola curiosità: l’agenzia pubblicitaria che ha realizzato lo spot, non è contattabile, il suo nominativo è Top Secret, i suoi clienti potrebbero non gradire il sostegno dell’agenzia alla campagna antinuclearista di Greenpeace.

«Con questo spot – ha spiegato Giuseppe Onufrio, Direttore esecutivo di Greenpeace Italia – vogliamo fornire ai cittadini uno strumento per riflettere sui problemi del nucleare in un paese distratto da slogan ingannevoli».

Greenpeace ha di nuovo fatto centro, con un’ironia sottile e caustica, che invita lo spettatore a schierarsi, perché tempo per riflettere ne abbiamo avuto a sufficienza ed ora occorre fare chiarezza, una volta per tutte.

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