Diritto negato all’informazione ambientale: voci dalla Russia contaminata

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di Silvia Musso

È stato da poco pubblicato Ulitsa Sadovaja, libro voluto dall’associazione di volontariato “Mondo in Cammino” e stampato per la collana editoriale “Carlo Spera editore X MIC” che vuole porsi nel panorama editoriale italiano con opere di denuncia e sensibilizzazione su tutta la realtà che ruota intorno al nucleare.
Le autrici, Elisa Geremia e Veronica Franzon, sono due giovani ricercatrici che hanno trascorso un mese a Novozybkov, una delle città russe maggiormente contaminate dall’esplosione della centrale nucleare di Černobyl nel 1986. Dalla loro esperienza di ricerca è emerso questo libro appassionato in cui decine di voci diverse trovano uno spazio per esprimersi. La situazione di questa cittadina della provincia russa viene presentata attraverso le esperienze dei suoi testimoni, delle persone che ci vivono e che ogni giorno devono affrontare i rischi portati dalla radioattività in un intreccio di sentimenti, spesso discordanti, che vanno dalla rassegnazione alla rabbia, dalla speranza alla non curanza.
Attraverso la prospettiva analitica del’antropologia del rischio – studio dei comportamenti umani e delle costruzioni culturali in situazioni di rischio per superare i limiti delle definizioni “tecnocentriche” di disastro fornite da geologi, fisici, ingegneri – le autrici cercano di rispondere ad alcuni interrogativi: come mai i 40.000 abitanti della città non sono stati evacuati? Cosa significa fare i conti, giorno dopo giorno, con la radioattività? In che modo la contaminazione si è intrecciata alla cultura e alle abitudini delle persone? La realtà che hanno di fronte è caratterizzata da una cattiva informazione istituzionale e ambientale: «Nelle biblioteche di Novozybkov – sottolineano le autrici – ci sono reportage descrittivi risalenti a più di 10 anni fa. La stampa offre anche una rivista specializzata sull’argomento, ma che parla più che altro di pensioni e risarcimenti per i liquidatori. Le informazioni mediche sono difficili da recuperare. In Russia l’ecologia è tuttora un concetto che non esiste; a Novozybkov si parla di ambiente e si studia il disastro nucleare di Černobyl come un evento appartenente al passato. Non ci sono riflessioni, rimangono solo ricordi vuoti e commemorazioni astratte. L’indifferenza statale, l’indebolimento degli interessi internazionali e l’oscurantismo sulle conseguenze del disastro stanno contribuendo a chiudere una volta per tutte la storia di Černobyl», a discapito dell’effettiva coscienza della radioattività presente tra la popolazione.
Numerosi gli spunti di riflessione che emergono dal libro: dai progetti di accoglienza dei bambini “cernobyliani”, ai corsi di radioprotezione per studenti e insegnanti – sorta di educazione ambientale su come gestire la vita quotidiana in territorio contaminato – organizzati, tra innumerevoli difficoltà, da associazioni locali o internazionali, alla comunicazione ambientale sul nucleare in Russia, in Europa e in Italia.
A questo proposito Massimo Bonfatti, presidente dell’associazione “Mondo in Cammino” afferma: «Nelle zone contaminate dal fallout di Černobyl la minimizzazione dei rischi nucleari coincide nel non dare rilevanza epidemiologica alle patologie presenti, relegandole, per esempio, a conseguenze di stili di vita e non alla immunodeficienza diffusa». Riguardo al diritto del cittadino all’informazione ambientale ancora Bonfatti: «Il nucleare ha diversi punti di vista di analisi. Mondo in cammino ritiene che ci debba essere, un punto di vista privilegiato: quello del cittadino comune che ha tutti i diritti, doveri e legittimità per intervenire nel dibattito e nelle scelte. Al cittadino spettano i diritti fondamentali della democrazia, della trasparenza e del diritto all’informazione. E nel nucleare questi diritti sono negati, ormai, da 50 anni. Il 28 maggio 1959, all’ inizio del programma “Atomi per la Pace”, l’Assemblea Mondiale per la Sanità adottò un Accordo (legge WHO 12-40) con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) che sottomette l’OMS alle decisioni dell’AIEA, ovvero alle decisioni del promotore del nucleare commerciale. Questo accordo ha permesso finora di non divulgare i dati sulle conseguenze sanitarie, in possesso dell’OMS, su tutti gli incidenti nucleari che si sono succeduti negli anni. L’accordo AIEA/OMS nega il diritto dell’informazione, principio fondante della democrazia».
Per combattere la disinformazione sul nucleare, “Mondo in cammino” sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione sostenendo la petizione per l’autonomia e l’indipendenza dell’OMS dall’AIEA.

2 commenti su “Diritto negato all’informazione ambientale: voci dalla Russia contaminata”

  1. abito a firenze, in una zona semicentrale: nei giorni immediatamente dopo Cernobyl , una sera uscii in giardino per levare i panni stesi, il cielo era sereno e si vedeva la luna. Tuttavia dal cielo cadevano delle strane, rade gocce di una strana pioggia color rame e c'era nell'aria uno strano odore. Il fenomeno duro circa un'ora e non venne riportato da nessun organo di stampa.

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