Chi “porta la sporta” è eco-trendy

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di Eleonora Anello

Porta la sporta” è il claim della nuova campagna per la prevenzione dei rifiuti promossa dall’Associazione dei Comuni Virtuosi.
Portare la borsa è sempre “in”, mentre comperare un sacchetto di plastica è ormai “out”: la sporta, l’ampia e capiente borsa in cui le massaie riponevano la spesa, diventa così testimonial dello stile eco-trendy.

Con Silvia Ricci, ideatrice e responsabile della campagna, alcuni approfondimenti su “Porta la Sporta”.

Da quali presupposti è partita l’iniziativa?
«Tutto è iniziato nel 2007 con la visione del documentario “Message in the waves” di Rebecca Hosking, cameraman della Bbc, in cui è ben visibile il danno arrecato dalla plastica, in particolar modo dei sacchetti, su ambienti e sugli animali che stanno lontano da noi. Sono rimasta scioccata dai dati sulle morti degli animali, circa 100 mila ogni anno, causate dall’abbandono dei sacchetti. Per questo abbiamo pensato di rivolgerci alle pubbliche amministrazioni, alle associazioni locali, ai gruppi spontanei e anche ai singoli cittadini presenti sul territorio nazionale per diffondere l’abitudine a portare sempre con sè una shopping bag riutilizzabile più e più volte, anziché usare ogni volta un sacchetto di plastica che poi diventa un rifiuto».

Quali meccanismi soggiaciono alla campagna da voi ideata? Come intendete coinvolgere i consumatori destinatari della vostra azione?
«Il nostro è un intento educativo. Cerchiamo di modificare un’abitudine ormai consolidatasi da anni, informando i destinatari sulle conseguenze nefaste delle loro azioni. Vogliamo agire su un piccolo gesto quotidiano per determinare grandi cambiamenti. Si tratta di guidare le persone, senza forzarle, lungo un percorso di scelte alternative. Il cittadino è maggiormente disposto a modificare comportamenti dannosi quando può dare un senso ai suoi sforzi personali, una loro logica collocazione in un disegno comune in cui gli obiettivi sono chiari e condivisi».

Abbiamo visto sul sito che la campagna funziona con le piccole realtà e la scelta di coinvolgere massicciamente le scuole e le pubbliche amministrazioni sembra risultare vincente. Però uno dei maggiori interlocutori della campagna è la grande distribuzione, realtà da cui proviene la maggior parte dei sacchetti monouso messi in commercio. Come intendete coinvolgerla nella vostra azione?
«Contattiamo personalmente i responsabili di ogni supermercato, non senza di?fficoltà perché questi contatti la maggior parte delle volte sono “blindati”. Chiediamo loro cosa stanno facendo per ridurre l’impatto della plastica sull’ambiente e presentiamo la nostra campagna. Con la GDO cerchiamo di impedire che si passi semplicemente alla bioplastica. Non è auspicabile un’azione in questo senso in quanto non tende ad educare gli individui. Proponiamo comunque iniziative in tal senso, come per il settore dell’ortofrutta dove il consumatore è obbligato a scegliere il sacchetto di plastica. Noi proponiamo invece un sacchetto di cotone organico, sicuramente più ecologico. Siamo soddisfatti del fatto che i grandi supermercati stanno cominciando a muoversi: penso a Carrefour con il sacchetto riutilizzabile, la Coop con i detersivi alla spina e non solo».

Per chi vuole approfondire e partecipare attivamente all’iniziativa può consultare il sito della campagna, in cui c’è… una sporta per ogni occasione.
Particolarmente coinvolgente, infatti, la sezione web dedicata alle proposte di fabbricazione: cartamodelli, suggerimenti creativi e consigli per il trasporto degli oggetti di uso comune.

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