Quando sentiamo parlare di gender gap il nostro pensiero va subito verso il mondo del lavoro e della politica.
Ma c’è un divario meno visibile che pesa sull’ambiente: quello delle emissioni di CO₂. A rivelarlo è uno studio della London School of Economics che ha messo sotto la lente i consumi di uomini e donne in Francia.
Il dato che sorprende è netto: le donne hanno un’impronta ecologica del 26% inferiore rispetto agli uomini. Un abisso, soprattutto se si considera che la metà delle emissioni individuali arriva da due ambiti quotidiani: alimentazione e trasporti.
Gli studiosi hanno tenuto conto di età, reddito, lavoro e chilometri percorsi, ma il divario resta: una differenza che non si spiega solo con le condizioni di vita.
E qui arriva la scoperta più scomoda: il gap nasce soprattutto da due icone dell’immaginario maschile, carne rossa e automobili.
Non si tratta solo di gusti o comodità. La carne spiega oltre il 70% della differenza rimasta e le auto arrivano fino al 100%. In più, il divario nei trasporti diventa evidente soprattutto nelle coppie, e si amplifica con l’arrivo dei figli: lui guida, lei si sposta meno. Sul cibo invece si osserva una convergenza, spesso sulle preferenze maschili. Tradotto: più bistecche in tavola, più CO₂ nell’aria.
Lo scenario ipotetico è potente: se gli uomini adottassero stili di consumo simili a quelli femminili, la Francia potrebbe ridurre 1,9 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente nel settore alimentare e 11,5 milioni nei trasporti. In pratica, tre volte le riduzioni previste dalle politiche agricole e di mobilità per il 2030.
Il messaggio è chiaro: il cambiamento climatico non è neutro rispetto al genere. Ignorare il gender gap significa perdere un’occasione enorme per accelerare la transizione ecologica.
E ci avverte anche su un rischio politico: misure come la carbon tax potrebbero essere percepite come più punitive da chi oggi inquina di più, cioè in gran parte gli uomini.
Insomma, per costruire un futuro sostenibile serve guardare anche dentro le nostre abitudini quotidiane e nei ruoli che spesso banalizziamo. La domanda ora è: come possiamo arrivare ad una convergenza e colmare le differenze in atto?