Estati sempre più calde e con temperature record, il cui apice si raggiunge sempre un po’ prima rispetto all’anno precedente. Tuttavia, i media continuano a narrare questi eventi come un’emergenza confinata all’anno in corso.
Le estati degli ultimi anni e soprattutto il racconto che ne è stato fatto, potrebbero ricordarci il celebre film Ricomincio da capo in cui il protagonista, Bill Murray, rivive ogni volta lo stesso identico giorno, il cosiddetto “giorno della marmotta”.
Frasi come "ondata di caldo", "emergenza caldo", "temperature record" sono ormai parte integrante del nostro linguaggio quotidiano. Il punto cruciale, però, è che non si tratta più di condizioni passeggere: queste espressioni descrivono una nuova normalità, diretta conseguenza del cambiamento climatico in atto sul nostro pianeta.
Gli eventi meteorologici estremi, come le ondate di calore, stanno diventando sempre più frequenti, soprattutto nell’Europa meridionale. Anche l’ONU, attraverso la portavoce dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) Clare Nullis, ha sottolineato questo concetto.
L’umanità dovrà convivere con ondate di calore intense e sempre più frequenti intervallate da nubifragi e alluvioni. Oscillazioni che sono dirette conseguenze dei cambiamenti climatici.
L’Osservatorio Città Clima di Legambiente dal 2010 al 2023 ha registrato 684 allagamenti da piogge intense, 166 esondazioni fluviali e 86 frane. Negli ultimi 5 anni la frequenza di questi eventi è quadruplicata ed il record si è toccato proprio nel 2023 con 2.360 eventi meteoclimatici estremi.
Eventi che hanno chiare cause in una serie precisa di fattori, tra cui l’aumento esponenziale delle temperature medie, che azzera l’umidità nel terreno, e l’alterazione dei regimi delle piogge, che provocano lunghi periodi di siccità seguiti da improvvise e consistenti piogge o vere e proprie alluvioni.
Allo stesso modo, le temperature sempre più miti durante tutto l’anno favoriscono l’insorgere di incendi, poiché interrompono i cicli naturali che puliscono la foresta da materiale secco e potenzialmente infiammabile.
Continuare a narrare questa nuova normalità come una serie di crisi isolate non favorisce una comprensione approfondita del fenomeno. Di conseguenza, si genera nella maggior parte delle persone la sensazione di un evento tragico, ma quasi impossibile da contrastare.
Spesso, per mere ragioni giornalistiche e di cronaca, il tema del cambiamento climatico è affrontato solo in concomitanza di eventi eclatanti o catastrofi naturali. La notizia domina le prime pagine per pochi giorni per poi svanire. Una tendenza mediatica comune a molti argomenti, ma particolarmente dannosa nel contesto della crisi climatica.
Esistono per questo associazioni e testate giornalistiche specializzate che trattano l’argomento con un’accurata opera di comunicazione ambientale.
In occasione dell’ondata di caldo 2025 WWF Italia ha pubblicato un contenuto informativo dal titolo Lo senti che caldo?, sottolineando quanto questa non sia solo un’emergenza.
Ferdinando Cotugno all’interno della sua newsletter Areale, edita dal Domani, spesso parla della modalità di trattazione del tema ambientale all’interno delle principali redazioni italiane.
La Croce Rossa Italiana si sta invece muovendo per rendere maggiormente strutturale l’informazione e la prevenzione riguardo i sempre più frequenti eventi climatici estremi.
Insieme ad un numero telefonico sempre attivo, per ricevere informazioni e consigli sul tema, è attiva anche la campagna di informazione EffettoTerra. Uno strumento per informare la popolazione rispetto le cause di questi fenomeni estremi e le possibili azioni per mitigare gli effetti e adattarsi a nuove condizioni.
L’obiettivo comunicativo è quello di far prendere coscienza del chiaro legame tra le scelte individuali e la crisi in atto.