Marco Talluri: come è cambiata la comunicazione ambientale e la sfida della quotidianità

| scritto da |

Per 18 anni dirigente del settore “Comunicazione, informazione e documentazione” di ARPAT, Marco Talluri ha raggiunto il primo aprile la meritata pensione. Abbiamo avuto la fortuna di chiacchierare con il neopensionato, figura cruciale della comunicazione ambientale del settore pubblico italiano. Nelle sue parole si assaporano le speranze e i progetti futuri di una vita segnata dalla “disponibilità al cambiamento” e dall’impegno verso l’ambiente.

Marco Talluri

Durante la tua carriera hai avuto la possibilità di vedere nascere e crescere il settore della moderna comunicazione. Come si è trasformata negli anni?

«Ho iniziato a lavorare il primo dicembre 1977 e lo strumento più tecnologico in ufficio era una macchina da scrivere. La comunicazione, soprattutto nel settore pubblico, non esisteva e piano piano l’abbiamo costruita: abbiamo creato un’immagine coordinata, un sistema di informazione per i cittadini». 

«Oggi si comincia a orientarsi nel modo giusto» aggiunge, «parlando di giornalisti e comunicatori pubblici, la chiave è l’interdisciplinarità. La professionalità di un comunicatore passa attraverso competenze specifiche, però deve prevedere competenze trasversali: rapporto con il pubblico, disponibilità all’ascolto, rispetto per il lavoro degli altri. La comunicazione infatti non vive nella compartimentazione, ma nella contaminazione».

Il tuo approccio è sempre stato “operaio”, come lo definisci tu: mettere in discussione tutto, cercando di migliorare ciò che non funziona. A partire da ciò, quali sono le sfide per il Sistema Nazionale Protezione Ambiente (SNPA)?

«Me l’hanno sempre contestato, non sono mai soddisfatto, ma perché è sempre possibile migliorare. La rete SNPA in questo senso è una scommessa molto forte, i cui risultati devono essere ricercati lavorando sodo: non è stato creato un ente unico, ma una rete di 22 enti diversi interconnessi. È un’identità collettiva da cui nascono potenzialità notevoli, in cui ogni agenzia è in parte se stessa, in parte un tassello del sistema. Ora deve divenire il depositario delle informazioni ambientali e metterle a disposizione di tutti. Raccogliere dati non è banale né semplice, ma la comunicazione deve necessariamente essere comprensibile».

«Le risorse destinate al SNPA, complessivamente, non arrivano a 800 milioni l’anno, un caffè al mese a cittadino. Un bilancio più piccolo di quello di una ASL di medie dimensioni: è così che il Paese investe nella comunicazione e nella protezione dell’ambiente? Nulla viene senza investire».

Vista la tua esperienza, quale consiglio daresti ai divulgatori di temi ambientali, ora che le informazioni sono tante e il rischio è quello di perdere l’attenzione del pubblico?

«Credibilità e attendibilità passano dalla continuità. ARPATnews esce quotidianamente. Non sono solo annunci, ma ciò che facciamo, un servizio reso alla comunità».

Come sottolineato da Talluri, «la comunicazione ambientale non è solo cambiamenti climatici, ma ci sono moltissimi aspetti che non si vedono, che sono la quotidianità dell’ambiente: l’acqua, i rifiuti, l’aria, il verde. L’ambiente è dappertutto e investire in questo senso significa salvaguardarlo, dare lavoro e proteggere la salute dei cittadini».

Seguite il suo instancabile lavoro anche sul suo blog: ambientenonsolo.wordpress.com