Donne che aiutano l’ambiente

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di Eleonora Anello

Cosa significa essere donna in Italia, oggi? La domanda se l’è posta quella che è stata definita l’onda rosa, che il 13 febbraio 2011, ha attraversato 230 piazze, al fine di riaffermare la dignità delle donne, rifiutando ciò che svilisce ed equipara la donna alla stregua di un oggetto. Senza ricorrere a retoriche femministe, dalle ultime vicende riprese da tutti i media, oggettivamente sono stati messi in luce comportamenti viscidi e volgari, nonchè valori predominanti, lesivi della dignità femminile, in cui molte donne non si identificano e che soprattutto nessuna vorrebbe trasmettere ai propri figli.

In occasione della Festa della donna, vogliamo condividere con le nostre lettrici e i nostri lettori queste riflessioni e dare spazio alle donne che soffrono, alle donne che lavorano e, come per nostra mission, alle donne che aiutano l’ambiente.

Di realtà ce ne sono tante e si moltiplicano di giorno in giorno. Come lacasadipinocchio, un’associazione che da tre anni opera all’interno del carcere femminile Lorusso e Cutugno di Torino, attraverso un laboratorio creativo che prima di tutto lavora sul recupero della femminilità, trasformando oggetti che apparentemente hanno esaurito la loro funzione e che sono destinati alle discariche, in beni con un nuovo ed elevato valore d’uso. Si cuciono cappotti e vestiti in genere. Si modernizzano capi ormai non più utilizzati. Si fanno accessori glamour con piume, bottoni ma anche con le sorprese dell’ovetto kinder. I prodotti vengono poi rivenduti a marchio Fumne (donne in piemontese).

«Lacasadipinocchio è un’associazione culturale che opera attraverso un lavoro di creatività pura, privilegiando un rapporto diretto con ogni donna, che viene considerata una persona che merita prima di ogni altra cosa di essere valorizzata, apprezzata e ascoltata – ci raccontano le responsabili Monica Gallo e Sara BattaglinoE’ un lavoro che richiede tempo e dedizione. Ma soprattutto è un lavoro che parte cercando di ridare dignità alle donne».

Indubbiamente, Fumne è anche comunicazione: esterna attraverso un marchio ormai conosciuto e apprezzato; ed interna al gruppo di lavoro. «Ogni donna ha un proprio vissuto, una propria storia personale, spesso fatta di sofferenza e dolore. Pietro Buffa, il nostro direttore, in un suo articolo, ha definito il carcere come un grande contenitore di povertà. Ed è all’interno di questo grande contenitore che noi cerchiamo una nuova forma di comunicazione, un cammino comune, una ricerca aperta, nella quale ogni donna può portare qualcosa di essenziale e di unico, ma soprattutto slegato dal triste passato».

E in uno di questi percorsi educativi che fanno uscire le detenute dall’ozio e dall’inattività e che possono offrire un’occupazione per il futuro fuori dal carcere, è nato il “Profumo di Fumne”, idea regalo per la festa della donna 2011. La fraganza è stata ottenuta da un composto di rosa, tuberosa, mughetto, gelsomino, fiore di zagara, muschio e ambra. Acquistabile dal 4 marzo 2011, si può trovare in vendita in alcuni negozi di Torino. Sicuramente un regalo gradito!

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