L’ecocidio: un crimine ambientale e contro l’umanità

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Opera di consapevole distruzione dell’ambiente naturale.

L’enciclopedia Treccani definisce così l’ecocidio. Un tema purtroppo tornato attuale, anche in relazione ai recenti sviluppi del conflitto in Medio Oriente e in particolare nella Striscia di Gaza.

L’ecocidio, come scrive George Monbiot, può essere, insieme al genocidio, un piano criminale per costringere alla fuga un popolo, o peggio per annientarlo. Questo accade rendendo il territorio inabitabile, distruggendone l’ecosistema e quindi i mezzi di sussistenza.

La stessa definizione di ecocidio, del resto, fu coniata negli anni Settanta, dall’allora Primo ministro svedese Olof Palmer. L’accusa era rivolta agli Stati Uniti, che nel conflitto in Vietnam facevano largo uso del cosiddetto “agente arancio”. Parliamo di un defoliante (contenente, tra il resto, diossina) per diradare le foreste e far appassire i raccolti. Questo mix letale di erbicidi ha reso vaste aree del paese completamente sterili.

Il termine non è da applicarsi soltanto ai conflitti. Esistono infatti altre declinazioni, riferite ad eventi altrettanto deleteri. Sono esempi di ecocidio anche una deforestazione massiccia o una fabbrica che per anni disperde i suoi rifiuti nell’ambiente.

L’ecocidio è però sempre un’opera dell’essere umano, ha quindi un preciso colpevole.

Interessante in questo senso la definizione portata nel 2021 da un panel indipendente di esperti legali all’interno della Stop Ecocide Foundation. «Atti illeciti o sconsiderati commessi con la consapevolezza che vi sia una probabilità sostanziale che tali atti causino danni gravi, diffusi o a lungo termine all’ambiente». Particolarmente rilevanti in questo caso sono i termini sconsiderati (wanton) e diffusi o a lungo termine (severe, widespread, long-term).

Sono quindi prese in esame azioni che hanno palese disinteresse per i gravi danni che provocano. Danni irreversibili o con poca probabilità di essere riequilibrate nel breve tempo.

All’inizio del 2024 il Parlamento europeo ha adottato una direttiva sul tema, a seguito della proposta della Commissione europea del 2021. La direttiva ha introdotto il crimine di ecocidio andando in parte a sanare il buco normativo presente nello Statuto della Corte Penale Internazionale (CPI) dove manca questo reato.

Ancora oggi lo Statuto fa riferimento solamente alla distruzione ambientale. All’Art.8 si legge che costituisce crimine di guerra “lanciare deliberatamente attacchi nella consapevolezza che gli stessi avranno come conseguenza […] danni diffusi, duraturi e gravi all’ambiente naturale”.

Un’importante novità all’interno della nuova direttiva europea è il principio di precauzione. Questo obbliga gli Stati membri a punire come un reato tutte le condotte intenzionali o frutto di seria negligenza.

Sono anche riportate le azioni che rientrano in tale categoria. Tra queste, lo scarico o emissione di sostanze che sono causa di un danno sostanziale all’aria, suolo, acque o ecosistemi; la costruzione o lo smantellamento di installazioni che possa danneggiare l’ambiente; qualsiasi attività che possa causare il deterioramento di un habitat protetto o di particolari specie animali.

Una causa per distruzione ambientale con danni talmente ampi da essere identificata come “crimine contro l’umanità” è stata intentata nel 2021 dai leader indigeni contro l’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro, per la deforestazione dell’Amazzonia. Il caso è però ancora nella fase preliminare, in cui l’istruttore valuta le prove portate a carico dell’imputato.

Il prossimo e ulteriore passo da compiere per far sì che la protezione ambientale possa entrare pienamente nel diritto internazionale è separare il concetto di ecocidio da quello di genocidio.

Fino a questo momento la CPI ha sempre legato i crimini ambientali ai danni che questi producono all’uomo e con tale metodo di giudizio li ha valutati. Come teorizzato per la prima volta dall’avvocata Polly Higgins nel 1992, invece, l’ecocidio dovrebbe avere base autonoma ed essere considerato come un vero e proprio crimine internazionale e “contro la pace”.