I paradossi del turismo in Antartide

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Giovedì 6 febbraio 2020, alle ore 12, i termometri della stazione argentina Esperanza, nell’Antartide settentrionale hanno segnato una temperatura senza precedenti. 18,3 gradi Celsius.

Il record precedente era stato registrato nel 2015, nel mese di marzo e corrispondeva a una temperatura, già preoccupante, di 17,5 gradi Celsius. Dopo cinque anni, un grado di differenza, con un mese di anticipo rispetto al dato precedente. Le temperature stanno aumentando, è sempre stato un dato di fatto, e l’Antartide, terra vergine e non sfruttata o abitata dall’uomo, è il luogo più indicativo per confermare questo cambiamento.

In Antartide +40% di turisti

Terra di nessuno, l’Antartide è il luogo più freddo (temperatura negativa record, registrata nel luglio del 1983 di -89,2 gradi Celsius) e secco del pianeta. Desolato e inospitale, non è adatto alla vita umana ed è anche per questo che 60 anni fa il continente è stato dichiarato un’area destinata alla pace e la scienza. Tuttavia, sia le condizioni climatiche che la frequentazione del luogo stanno cambiando radicalmente negli ultimi anni.

Per il periodo che intercorre tra novembre e marzo di quest’anno sono previsti 78.500 visitatori, ovvero il 40% in più rispetto allo scorso anno: è ciò che afferma l’Associazione dei tour operator che lavorano in Antartide. I turisti si concentrano nell’area di Half Moon Island, la zona dal clima più mite, e vengono in questi luoghi inospitali soprattutto per osservare da vicino la fauna in via di estinzione, altrimenti visibile solo attraverso dei documentari naturalistici.

I tour operator, coscienti dei rischi legati ad un turismo di massa irresponsabile, pongono delle condizioni molto precise: innanzitutto, i visitatori devono pulire i loro effetti personali in modo da non introdurre specie invasive, mantenere una distanza rispettosa dalla fauna selvatica, non allontanarsi dai percorsi segnalati e non raccogliere nulla. Inoltre, uno degli unici modi per accedere a questi luoghi è attraverso costosissimi viaggi in crociera, che richiedono diverse migliaia di dollari di investimento e dunque, oltre ad un notevole capitale economico, anche una motivazione forte per intraprendere il viaggio. I turisti coinvolti sono definiti dagli stessi tour operator “esploratori” e “ambasciatori consapevoli” che, una volta tornati nei loro rispettivi paesi, potranno farsi portavoce della causa climatica e ambientalista. I viaggi in Antartide costituiscono dunque, secondo questa prospettiva, uno strumento importante di sensibilizzazione e educazione su temi e luoghi altrimenti troppo distanti dal nostro vissuto quotidiano.

Impatto del turismo

L’altra faccia della medaglia, tuttavia, è l’impatto ecologico del turismo. Ogni viaggio turistico in Antartide supera infatti le 5 tonnellate di emissioni di CO2 per passeggero (se si comprende anche il volo) e i gas di scarico delle navi da crociera sono responsabili della produzione di particelle inquinanti che accelerano lo scioglimento del ghiaccio. Quest’ultimo, inoltre, diventando più scuro di colore, assorbirà più calore e si scioglierà ancora più velocemente. Infine, anche la fauna tanto ricercata subisce le conseguenze negative del turismo di massa: la colonia di 2500 pinguini dal sottogola (per la loro striscia nera sul mento) è infatti gradualmente diminuita nel corso degli ultimi anni.

Di fatto quello che risulta da questa complessa situazione è un paradosso: da una parte più visitatori significa effettivamente una maggiore consapevolezza dei problemi enormi che l’aumento delle temperature in Antartide può causare; dall’altra, la vulnerabilità che tanto attira gli stessi turisti è il motivo per cui i viaggi in Antartide dovrebbero essere vietati, in quanto responsabili dell’acceleramento dello scioglimento dei ghiacci e delle emissioni inquinanti.

Eliminare il turismo è difficile nell’era della globalizzazione, tuttavia, forse proprio una maggiore consapevolezza – raggiungibile anche attraverso mezzi diversi dal viaggio fisico in loco– permetterebbe ai potenziali interessati a questi luoghi di riflettere maggiormente (e possibilmente prima di partire) sull’impatto ecologico e climatico della loro vacanza.

A proposito di comunicazione, è molto interessante la campagna recentemente lanciata dall’ONG Greenpeace per sensibilizzare rispetto alla riduzione drastica del numero di esemplari di pinguini dal sottogola, che, dal 1971, si sono ridotti del 60%. L’iniziativa, lanciata per la prima volta due anni fa, a gennaio 2018, si inserisce in un progetto più ampio che ha come obiettivo finale la creazione di un “Santuario oceanico” nell’Antartide. Si tratterebbe di un’area di 1,8 km quadrati che, una volta protetta e preservata dall’azione dell’uomo (dunque anche il turismo internazionale), permetterebbe di preservare la biodiversità marina e ridurre gli effetti del cambiamento climatico in Antartide. Il mezzo per creare quest’enorme area protetta sarebbe un Trattato Globale sugli Oceani (qui per approfondimento), la cui firma da parte dei leader internazionali sarebbe auspicabile entro quest’anno.

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