Campagne elettorali per chi non teme di sporcarsi le mani

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di Eleonora Anello

Armati di guanti, pale e zappette, insoliti gruppi di giardinieri si stanno attivando per far fiorire angoli grigi e degradati della città. Si chiama Guerrilla Gardening, nasce a New York negli anni ’70 e consiste in veri e propri attacchi sovversivi, al limite della legalità, che spesso si concretizzano in blitz notturni. Negli ultimi anni ha avuto un grande successo mediatico, che ha favorito la nascita di numerosi gruppi spontanei.

Ecco un breve identikit del vero attivista di oggi: non si mostra, cercando di celare per quanto possibile la propria identità; dona in modo disinteressato un paesaggio migliore e spazi più verdi di cui tutti possano godere; si tiene in contatto con gli altri membri attraverso internet e i social network. Un movimento che nasce dal basso, sfrutta le forme di comunicazione sincrona e che mette d’accordo attivisti e amministrazioni locali.

Proprio da questi principi è nata Azione Zero, un’iniziativa di guerrilla gardening che domenica 28 febbraio ha interessato l’intera Puglia. Altamura, Oria, Brindisi, solo per citare alcune realtà, si sono date al giardinaggio politico, con l’intento di sensibilizzare l’intera comunità in modo pacifico dimostrando che la propaganda elettorale si può fare non solo affiggendo centinaia di manifesti ma anche, semplicemente, migliorando naturalmente gli spazi urbani. Avevamo già parlato del forte impatto ambientale delle campagne elettorali e Giuseppe Cellie, l’organizzatore dell’azione di Brindisi, ci conferma che «l’iniziativa di guerrilla gardening rientra nelle Buone Pratiche ideate dalla Fabbrica di Nichi. L’idea è quella di praticare azioni contrarie a quelle che abitualmente chi fa politica e, in particolare, chi è candidato compie. Ci contrapponiamo nettamente, ad esempio, a chi in questi giorni sta già imbrattando le nostre città con affissioni abusive di manifesti elettorali. Noi proponiamo una campagna elettorale che non solo è rispettosa dell’ambiente e degli altri ma che può anche diventare utile alla collettività come, ad esempio, riqualificare le aiuole».

Ma la voglia di verde pervade anche i luoghi di lavoro. Sue Beesley, inglese, 25 anni di servizio nel settore dell’IT, progetta “office garden”, una sorta di giardinaggio che è metodo per lavorare meglio, più in armonia con i propri colleghi. L’iniziativa è ben accolta da un numero sempre maggiore di manager, soprattutto perchè sembra che renda gli individui più produttivi. Nei terrazzi degli uffici, spesso colonizzati dai fumatori, l’esperta consiglia fiori molto colorati e arbusti profumati come lavanda e rosmarino. Oltre che essere un piacere sensoriale, il giardino aziendale porta benefici più che positivi: molti lavoratori, infatti, pur di poter coltivare il loro pezzo di terra, si presentano perfino in anticipo sul posto di lavoro. Senza considerare poi che i frutti offerti dal giardino possono essere utilizzati nelle mense aziendali.

Quindi, se non avete il pollice verde o, al contrario, la vostra casa sembra ormai una giungla, potete donare un po’ delle vostre piante mettendovi in contatto con il gruppo di guerriglieri o con l’ufficio più vicini alla vostra zona.

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