Spogliarsi per una causa ambientalista

| scritto da |

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=-LJHqjJPvt8?rel=0&w=420&h=250]
di Silvia Musso

È l’ennesimo sfruttamento dell’immagine femminile o un’efficace campagna mediatica? Qual è il limite tra mero uso del corpo femminile e un nudo artistico utilizzato per una nobile causa? Questa la disputa che si è accesa intorno alla campagna di GreenpeaceI want my child to know the forests” (Voglio che mio figlio conosca le foreste) che ritrae una donna incinta nuda.

L’attrice uruguaiana Natalia Oreiro, famosissima nei paesi latini come interprete di soap opera e come ambientalista, ha realizzato per Greenpeace un appello per la tutela delle foreste e ha “regalato” alla causa il suo pancione.

L’ONG ambientalista non è certo parca nell’uso di immagini forti, ma questa volta la scelta fatta – una donna incinta nuda – è stata all’altezza delle precedenti campagne? La posa dell’attrice latina è evidentemente una citazione della famosa foto di Demi Moore in dolce attesa, poi copiata da molte celebrità. Non c’è quindi nulla di innovativo.

Il corpo di una donna incinta, oltre ad essere la sublimazione della bellezza femminile, è sicuramente altamente simbolico in quanto foriero di speranza per un futuro florido e migliore, la scelta quindi sembra più che appropriata. Ma se se si osserva l’immagine, quello che colpisce non è tanto il pancione, che dovrebbe essere il protagonista di questa campagna, ma piuttosto lo sguardo ammiccante che fa della testimonial nient’altro che un oggetto di desiderio sessuale, di donna indifesa. Niente a che vedere con l’immagine di una Madre Natura fiera che merita di essere rispettata.

Abbiamo quasi esaurito lo spazio a disposizione a questionare sulla forma più che sul contenuto della campagna – la protezione delle foreste – e forse questo è proprio il punto debole della campagna. Anche tra il popolo degli internauti che hanno lasciato commenti sul web ci si sofferma sulla bellezza dell’attrice e sull’uso più o meno improprio del nudo femminile e il messaggio vero e proprio passa in secondo piano.

Ricordiamo quindi che la campagna è sorta all’interno di un preciso contesto sociale e legislativo. Nel 2007 il Congresso Argentino approvò il disegno di legge “Ley de Bosques”, supportata da oltre 1 millione e mezzo di cittadini argentini, per la protezione delle foreste native. Purtroppo nonostante la massiccia mobilitazione della società civile e la volontà politica la deforestazione continua ad aumentare a causa di permessi dati a privati e dell’espansione dell’allevamento.

Natalia Oreiro, quindi, ispirata dal desiderio di far conoscere al suo bambino le meraviglie delle foreste, ha imprestato le sue rotondità all’appello del Governatore di Santiago del Estero per fermare la distruzione delle foreste e revocare i permessi di disboscamento illegale.

Speriamo che il nascituro, simbolo delle generazioni a venire, sarà orgoglioso dell’impegno ambientalista della madre.

Lascia un commento