Recycled Island: un’isola dalle dimensioni delle Hawaii… in plastica riciclata

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di Oliver Wheaton

Come si possono pulire gli oceani? Milioni di tonnellate di plastica si riversano nei mari ogni anno, dove impiegano fino a 500 anni per decomporsi. La maggior parte di questi rifiuti plastici finisce in enormi agglomerati (detti “ocean gyres”) dove, a causa delle correnti oceaniche, si uniscono a migliaia di altri rifiuti . Oltre al terribile aspetto e ad inquinare la bellezza naturale degli oceani, questi ammassi hanno un effetto estremamente dannoso per gli animali selvatici, soprattutto per gli uccelli, che scambiandoli per cibo li danno da mangiare ai loro piccoli causando la loro morte.

Come ripulire una tale quantità di rifiuti e dove è possibile stoccarla? La Whim Architecture ha creato una soluzione innovativa e soprattutto eco-friendly: trasformare il “Gyre” del Nord Pacifico in uno spazio nuovo per abitare, dalla forma di un’isola interamente riciclata. La plastica sarà riciclata sul posto e usata per formare la base di un’isola che avrà le dimensioni della Hawaii. Il processo non si fermerà alla mera costruzione dell‘isola, ma prevederà la creazione di un ambiente completamente autosufficiente, con fattorie per fornire cibo agli abitanti e l’elettricità prodotta sfruttando il vento e la potenza della onde.

Oltre a contribuire alla pulizia degli oceani e a fornire un buon esempio di habitat sostenibile, l’isola offrirà anche nuove terre ai “rifugiati del clima”. Si stima, infatti, che entro 30 anni i disastri ambienti causati direttamente dal riscaldamento globale potrebbero creare fino a 200 milioni di “rifugiati” (persone costrette a spostarsi a causa della distruzione delle loro terre). Quale posto migliore per ospitare queste persone sfortunate se non proprio “Recycled Island”?
«Il progetto è un piccolo contributo alla creazione di nuove terre. Gli insediamenti umani oggi esistenti sono sempre più minacciati dalle conseguenze del cambiamento climatico –dice Ramon Knoester della Whim Architechture‘Recycled Island’ offre un ambiente di vita sicuro per una piccola parte della popolazione mondiale: proprio i cosiddetti “profughi climatici” possono essere gli abitanti ideali dell’isola riciclata, perché sono già costretti a lasciare il loro habitat naturale anche se, in linea di principio, chiunque potrebbe vivere lì. Inoltre, a causa del carattere unico di questo spazio, Recycled Island ha il potenziale per diventare un’attrazione turistica».

Il progetto al momento esiste solo sulla carta e il team sta cercando di costruire un piccolo prototipo. Dopo queste fasi di test, la raccolta della plastica dall’oceano avrà inizio: il completamento di gran parte dell’isola è previsto entro 5 anni. Per ridurre le emissioni di CO2 prodotte dal riciclaggio della plastica e dalla costruzione dell’isola, tutti gli interventi sono previsti sul sito, così da non sprecare energia per i flussi di trasporto della plastica raccolta verso la terraferma per essere riciclato e viceversa.

Per molti l’isola servirà, innanzitutto, come segno tangibile della quantità impressionante di rifiuti prodotti dalla società moderna: siamo veramente arrivati al punto in cui possiamo costruire un’intera isola di rifiuti riciclati? Il completamento del progetto metterà in evidenza il problema. Ci sono stati innumerevoli altri tentativi per ripulire gli oceani dai rifiuti umani, ma nessuno è stato così singolare e così imponente come questo.

I progettisti di “Recycled Island” anche se avranno molto lavoro da fare sono ottimisti. Sono anche convinti che se il progetto avrà successo, potrebbe ispirare altre operazioni per pulire altri “Ocean Gyres”: «Se avremo successo con ‘Recycled Island’ nel Pacifico settentrionale, potremo utilizzare le stesse tecniche per casi simili e, forse, anche per ridurre l’inquinamento di mari e coste, dove l’inquinamento prodotto dalla plastica è drammatico».

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