Comunicare il cambiamento climatico: il caso del CMCC

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Centro di eccellenza italiano, il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, rappresenta un punto di riferimento per decisori pubblici, istituzioni, aziende pubbliche e private su scala nazionale ed internazionale.

Abbiamo parlato con Mauro Buonocore, Responsabile Ufficio Comunicazione del centro, per avere una panoramica sulla comunicazione del cambiamento climatico partendo dal caso del CMCC

  1. Cosa è il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici?

Il CMCC (http://www.cmcc.it) è un centro di ricerca che si concentra sullo studio del futuro, su come le decisioni che prendiamo oggi influenzano il mondo dei prossimi decenni. I nostri scienziati, infatti, studiano i cambiamenti climatici, elaborano modelli matematici che consentono di simulare il clima in determinate condizioni, di creare scenari futuri (cioè ipotesi su come sarà il clima negli anni a venire), oppure di fare delle previsioni climatiche. Queste informazioni vengono poi affiancate ad analisi che riguardano diversi settori economici e sociali, che ci consentono di sviluppare informazioni su come il clima futuro influirà, ad esempio, sull’economia, sull’agricoltura, sul settore energetico, sull’economia del mare, sulla pianificazione territoriale, e molto altro ancora, sia a livello globale che a livello locale. In altre parole, produciamo conoscenza scientifica multidisciplinare che è utile a prendere decisioni scientificamente informate per affrontare sfide che si aprono di fronte a noi e che sono determinanti per il futuro.

  1. Come CMCC si impegna a comunicare il frutto delle proprie ricerche?

Semplicemente raccontando quello che facciamo, i risultati delle nostre ricerche e come i temi che affrontiamo siano di grande impatto per il mondo contemporaneo. Questo vuol dire rivolgersi a persone diverse con linguaggi e strumenti diversi: il nostro ufficio stampa parla direttamente ai media, ma l’ecosistema della comunicazione – quello fatto di social, di multimedia, di rapidità e interazioni – ci stimola a utilizzare questa varietà di piattaforme e a fare in modo che le persone interessate a quello che facciamo possano trovare i nostri contenuti. Quindi: sito web, social media, eventi in presenza e webinar, un blog con le news della nostra produzione scientifica e Foresight ( http://www.climateforesight.eu )un magazine online per approfondire i temi della nostra ricerca nel dibattito internazionale sui cambiamenti climatici.

  1. Quali sono le difficoltà nel parlare Clima e di Cambiamento Climatico?

Forse la difficoltà più grande sta nel trovare un linguaggio che sappia raccontare i risultati della ricerca e la sua rilevanza nella vita di tutti i giorni e, allo stesso tempo, non perdere nulla del rigore scientifico che è la migliore garanzia di affidabilità per le informazioni che si stanno offrendo al pubblico.

  1. Ritieni che i mass media parlino abbastanza di Clima? E come ne parlano?

Se ci riferiamo ai media italiani, io credo che non si parli a sufficienza di clima, i media anglofoni dedicano molto più spazio al tema, ma credo che questa riflessione si possa estendere a tutta la divulgazione scientifica in generale. In particolare, da noi, con le dovute eccezioni, si parla di clima solo in occasione di grandi eventi internazionali come le conferenze dell’UNFCCC, oppure quando ci troviamo di fronte a conseguenze drammatiche di eventi meteo particolarmente violenti. Sembra che solo l’allarme o l’emergenza trasformino il clima in una notizia. Alluvioni, ondate di calore, piogge violente ricevono giustamente grande attenzione da parte dei media, ma il clima e i cambiamenti climatici sono interessanti oltre questi episodi. Proprio di questo, ad esempio, parleremo con esperti di media al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia ( https://www.festivaldelgiornalismo.com/programme/2019/dont-think-of-a-polar-bear-media-news-and-the-future-of-climate-change)

  1. Come andare oltre a una comunicazione sensazionalista e catastrofista del Cambiamento Climatico?

I cambiamenti climatici sono un tema trasversale alle nostre vite, giocano un ruolo rilevante in tutti i settori. Ambiente, energia, cibo, turismo, finanza, migrazioni, trasporti, salute, ambiente: in ciascuno di questi – e la lista non è esaustiva – il clima ha un ruolo importante, produce cambiamenti che sono determinanti per il presente e soprattutto per il futuro dell’ambiente e delle società. La conoscenza scientifica sui cambiamenti climatici e sulle loro interazioni con l’economia, l’ambiente e la società ha molto da dire. Credo che un modo utile per raccontare questa interazione e il modo in cui è interessante per le persone, per le istituzioni pubbliche e per le aziende, sia concentrarsi sul racconto di temi che sono particolarmente importanti per le nostre società. Da quel racconto verrà fuori inevitabilmente che i cambiamenti climatici sono protagonisti indiscussi della nostra epoca. Per fare un esempio, pensiamo alle migrazioni, guardiamo come i Paesi di provenienza dei migranti coincidano spesso con regioni particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici.

  1. Quale può essere il ruolo specifico dei social: tra fake news e potenzialità virale del mezzo, quale la sua reale efficacia nel trasmettere informazioni corrette sul tema? Come CMCC si approccia a questo mezzo?

Noi usiamo i social media come strumenti attivi della comunicazione. Li usiamo per far conoscere quello che facciamo, per sottolineare cose che ci sembrano interessanti della ricerca di altri istituti simili a noi o con cui collaboriamo, per entrare in contatto con persone che sono interessate alle nostre attività. I social media sono un ecosistema molto ampio, le persone vi si aggregano in comunità a seconda di interessi e contenuti.  Noi ci siamo e, come negli altri ambienti di comunicazione in cui lavoriamo, svolgiamo un’attività che è centrata sulla scienza, è quello che facciamo, è quello di cui parliamo. Cerchiamo di essere accurati, diamo voce agli scienziati e al loro lavoro, ci sforziamo di far vedere che i risultati prodotti dalle scienze del clima hanno molto da dire alla società, proviamo a coinvolgere altre persone che sono interessate a questo genere di cose, a questo tipo di linguaggio.

  1. Recentemente CMCC ha assegnato il Premio Best Climate Solutions 2018 “Comunicare minacce e opportunità per il cambiamento climatico” volto a individuare campagne e progetti capaci di innovare la comunicazione dei cambiamenti climatici. Cosa rende, secondo te, una campagna su questi temi più incisiva ed efficace di altre?

Ci sono molti esempi di iniziative che sanno comunicare i cambiamenti climatici in maniera efficace e innovativa. Climate Without Borders raccoglie giornalisti di tutto il mondo che si occupano di meteo in tv e che hanno preso l’impegno di parlare ogni giorno di clima. Climate Feedback monitora la produzione di news in tutto il mondo e attraverso una rete di scienziati, controlla l’affidabilità e la correttezza scientifica di come i media raccontano i cambiamenti climatici. Al futuro guarda invece Climate Tracker, un’organizzazione che si è presa l’impegno di formare in tutto il mondo giovani giornalisti del clima. Sono solo tre esempi, sono i vincitori del premio Best Climate Solutions ( https://www.bestclimatesolutions.eu/) una piattaforma partecipativa con cui il CMCC mira a far emergere iniziative concrete sui cambiamenti climatici. Quello che hanno in comune, e che secondo me li rende interessanti, è il fatto di trovare un legame tra scienza e giornalismo, tra clima e media, che vada oltre l’eccezionalità di singoli episodi.

 

Di Jacopo Fresta

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