Arte del riciclo: meno sprechi e più opere

| scritto da | , ,

Dal Veneto due esempi di mostre che sfruttano il potere evocativo dell’arte per sensibilizzare su tematiche ecologiche e ridurre gli sprechi riciclando materiali di rifiuto per la realizzazione delle opere

Studi antropologici hanno reso noto che l’arte, con tutte le sue forme, si è evoluta con molta probabilità allo scopo di trasmettere le informazioni. Nel contesto odierno, questa funzione è venuta meno ma l’arte, sebbene mutata, non è deperita, ed ha continuato a manifestarsi liberamente. E se di avanguardie nel mondo artistico ce ne se sono state a volontà, potremmo ora trovarci davanti all’ennesima rivoluzione: quella che fa dell’arte il mezzo per valorizzare la natura sensibilizzando l’opinione pubblica.

Lo scarto diventa arte a Padova.

Ritagli di pelle, supporti di rinforzo delle calzature, cinture di sicurezza, vetro, legno e polistirolo, sono solo alcuni dei materiali utilizzati nelle opere della mostra itinerante Scart, il lato bello e utile del rifiuto. Fino al 13 novembre sarà visitabile gratuitamente nel Centro Culturale Altinate San Gaetano di Padova dove a darvi il benvenuto, il maestoso Pinocchio di Edoardo Malagigi, alto 5 metri e realizzato con tanti piccoli pezzi di pinocchi in legno scartati in fase di produzione perché difettosi. Si potrà ammirare poi un branco di quattro lupi a grandezza naturale realizzati, dallo scultore Alberto Salvetti, attraverso l’assemblamento di fogli di giornale che riportano la notizia della loro dispersione. Uomini e donne d’affari realizzati con materiali riciclati vanno invece a comporre l’installazione “Business Wo/men”. L’opera, frutto del lavoro collettivo degli studenti delle Accademie di Belle Arti di Bologna e Firenze, più di tutte le altre manda un importante messaggio: “ridare vita a ciò che in una società di consumi è considerato morto, portando il visitatore a riflettere su come prendersi cura dell’ambiente vuol dire prendersi cura di sé stessi”.

A Treviso una grande mostra sul tema dello scarto e del rifiuto.

La mostra ha un taglio ampio, analizza il rapporto tra gli artisti e gli oggetti, dal Dadaismo fino alla nascita della coscienza ecologica avvenuta negli anni Sessanta quando inizia ad entrare in crisi l’idea di capitalismo e di consumismo tout-court così come era stato conosciuto fino a quel momento. Il rifiuto è un fenomeno strettamente legato alla produzione illimitata degli oggetti, ma per gli artisti diventa il segno di una coscienza critica rispetto alla società” spiega Valerio Dehò, curatore della mostra “RE.USE. Scarti, oggetti ed ecologia nell’arte contemporanea” inaugurata a Treviso lo scorso 27 ottobre. L’esposizione delle 87 opere sarà dislocata in tre diversi siti della città, due museali, il Museo Santa Caterina e il Museo Casa Robegan, ed uno privato, il piano nobile di Ca’ dei Ricchi.

L’arte del riciclo, in qualche modo, nasce già nei primi anni del ‘900 con le opere di Marcel Duchamp, Man Ray, Alberto Burri e Piero Manzoni, i quali iniziarono ad impiegare oggetti di uso comune nella realizzazione delle loro opere. Con gli anni ’60 e l’avvento del consumismo, il tema dei rifiuti diviene oggetto di critica verso la società e l’arte un mezzo che veicola dei forti messaggi etici e sociali. Si arriva infine ad oggi, dove l’arte riflette una coscienza ecologica sempre maggiore e così, le nuove generazioni di artisti affrontano i temi dell’energia rinnovabile, dell’inquinamento, della sostenibilità e della gestione dei rifiuti, con approcci molto diversi e nei modi più disparati.

 

Simone Valeri

Lascia un commento