Dopo la Striscia di Gaza la Cooperativa albese ERICA porta la sua esperienza anche in Libano

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Il Libano, un Paese di sperimentazione, dove avviare la pianificazione e gestione dei rifiuti urbani con il coinvolgimento delle popolazioni locali

In un momento difficile dello stato libanese, ancora alla ricerca di un nuovo governo, con una complicata situazione economica e finanziaria, la cooperativa ERICA, insieme ad altre realtà italiane attive in progetti di cooperazione come COOPI, COSPE e studio Azue e a partner locali, darà vita ad un programma di coinvolgimento delle popolazioni locali per avviare una pianificazione della gestione dei rifiuti urbani.

L’area oggetto di intervento è l’unione dei comuni di Akkar, nel nord del Paese, al confine con la Siria, poco distante dal distretto di Tripoli. Il Libano rappresenta la prima regione di rifugio dei profughi siriani, e per questo vive una situazione di tensione, aggravata dalla situazione economica. Al contempo è l’area medio-orientale nella quale convivono musulmani sciiti e sunniti, cristiani diversi riti e drusi; un esempio di convivenza.

Il 10 settembre prossimo Umberto Gianolio dell’ufficio tecnico di ERICA e il direttore Emanuela Rosio partiranno per Beirut e di lì alla volta di Akkar.

«Il Libano è un paese in cui si entra solo in aereo o dal mare, – dichiara Emanuela Rosio, direttore di ERICA in partenza per il primo meeting nell’area del progetto –  questo dà l’idea di quanto la situazione sia precaria nella zona. Un numero importante è che su 4,4 milioni di libanesi, oggi ci sono circa 1,5 milioni di rifugiati siriani, come se in Italia ci fossero 20 milioni di rifugiati, invece dei 131.000 (dato UNHCR 2016 che ad oggi forse potrebbe essere al massimo raddoppiato) presenti. La situazione si ripercuote sulla gestione dei rifiuti ed è proprio in un’area al confine con la Siria che andremo a realizzare un master plan sulla gestione dei rifiuti che coinvolge alcuni Comuni e che prevede un ruolo centrale al coinvolgimento dei cittadini.»

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