Non c’è rivoluzione senza comunicazione

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Di rivoluzioni l’umanità ne ha fatte tante e se il cambiamento è la forza trainante di una qualsivoglia forma di evoluzione, la chiave del progresso umano risiede nella nostra capacità di comunicare.

Si parla sempre di prima, seconda e qualche volta addirittura di terza rivoluzione industriale, ma poco viene nominata la rivoluzione che ha innescato il progresso, quella neolitica. Da quando abbiamo imparato a manipolare, selezionare e domesticare le specie, il rapporto tra l’uomo e l’ambiente è drasticamente cambiato. Nasce l’agricoltura e con essa la variazione nell’uso del suolo e delle risorse idriche. Si gettano le basi per la produzione compulsiva che caratterizza le società attuali. I surplus alimentari pongono fino al nomadismo. E se prima il continuo movimento rendeva difficoltoso l’aver più di due figli, con la stanzialità si dà via al boom demografico, il vero flagello dell’umanità.

Ma se c’è una nota positiva in tutto ciò, questa è proprio lo sviluppo delle capacità comunicative. Abbiamo comunicato per raffinare e tramandare le informazioni, ora dovremmo comunicare per ripristinare l’equilibrio ecologico. Equilibrio che è andato via via sfumando fino alla più totale assenza di consapevolezza ecologica. Sfruttiamo le risorse come se non fossero limitate. Produciamo tanto, anche laddove non è poi così necessario. La quantità ha soppiantato prepotentemente la qualità. Ci siamo improvvisati viaggiatori spaziali ma non siamo stati in grado di evitare il degrado ambientale nel nostro pianeta.

Ora più che mai è necessario comunicare, sensibilizzare e divulgare per dare innesco all’ennesima rivoluzione umana, quella ecologica. Questa, a differenza delle altre, richiede forse uno sforzo maggiore poiché prevede dei sacrifici e delle rinunce. Soprattutto però, richiede una notevole preparazione culturale. Bisogna essere pronti per cambiare. Ed è qui che la comunicazione ambientale diviene l’ago della bilancia. Spetta a questa la formazione di una società pronta, preparata e consapevole.

Si parla di tecnologie green, di green economy, di green building ma la prima cosa a diventare verde dovrebbe essere la nostra testa. Con essa le nostre abitudini, la nostra quotidianità e le nostre scelte. La ricerca ha fatto passi da gigante per intraprendere la via della sostenibilità, ma questa strada sarà percorribile solo ed esclusivamente se la comunicazione ambientale sarà efficace nel rendere sostenibile, di pari passo, la nostra cultura.

Come ogni rivoluzione, tuttavia, quella ecologica non è priva di battaglie. Questa volta però l’arena è la rete virtuale. La comunicazione è cambiata, è più potente, è efficace e diretta. Ma spesso, anche fuorviante, un’arma a doppio taglio. La comunicazione, quella buona, deve prima farsi strada tra la disinformazione per poi adempiere al suo nobile compito: formare i guerrieri del XXI secolo, quelli a protezione della funzionalità degli ecosistemi e della bellezza del mondo.

Simone Valeri

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