Compostabilità, biodegradabilità e rinnovabilità dei sacchetti: facciamo chiarezza

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Torniamo sulla questione della comunicazione dei sacchetti biodegradabili. Oggi ci occupiamo di “codice comunicativo”, ovvero di come l’utilizzo di un certo lessico possa essere da ostacolo o rallentamento nel recapitare il messaggio al target.

Per farlo usiamo le parole di Assobioplastiche, l’Associazione Italiana delle Bioplastiche e dei Materiali Biodegradabili e Compostabili, in seguito a quanto emerso a inizio mese nel corso della trasmissione radiofonica “24 mattino con Oscar Giannino”, ripresa da altri organi di informazione e poi diffuso sul web. Ciò che si denota in generale è una scarsa conoscenza dei termini compostabilità, rinnovabilità e biodegradabilità di un sacchetto di bioplastica, in quanto le bioplastiche sono sia estratte dalle materie prime della terra sia da fonti fossili.

Ma vediamo cosa ha detto Assobioplastiche. L’associazione ha precisato che le borse per alimenti sfusi utilizzate come imballaggio primario, oltre a dover essere di spessore inferiore i 15 micron, biodegradabili e compostabili conformemente allo standard UNI EN 13432 e quindi riutilizzabili per la raccolta dell’umido, “devono avere un contenuto minimo di materia prima rinnovabile di almeno il 40%”.

Tale percentuale (40%), pertanto, fa riferimento al contenuto di materia prima rinnovabile (origine delle materie prime con cui è realizzato il prodotto), ossia al contenuto di carbonio organico, e non già alla compostabilità o alla biodegradabilità (fine vita del prodotto) che, invece, non solo devono essere superiori al 90% ma anche certificate conformi allo standard internazionale UNI EN 13432 dagli organismi accreditati.


Assobioplastiche, inoltre, precisa il corretto significato dei termini:

BIODEGRADABILITA’

La  biodegradabilità è la capacità di un materiale di essere degradato in sostanze più semplici mediante l’attività enzimatica di microorganismi. Al termine del processo di biodegradazione le sostanze organiche di partenza vengono trasformate in molecole inorganiche semplici: acqua, anidride carbonica e  metano, senza il rilascio di sostanze inquinanti.

Questa caratteristica non dipende dalla materia prima ma dalla natura chimica della materia prima, ragion per cui si può avere un prodotto da rinnovabile non biodegradabile e un prodotto da petrolio biodegradabile.

COMPOSTABILITA’

La compostabilità – che riguarda il fine vita di un prodotto – è la capacità di un materiale organico di essere riciclato organicamente assieme all’umido trasformandosi  in compost mediante il compostaggio, un processo di decomposizione biologica della sostanza organica che avviene in condizioni controllate. Al termine del processo di compostaggio si ottiene un prodotto biologicamente stabile, inerte e inodore. in cui la componente organica presenta un elevato grado di maturazione. Ricco in humus, in flora microbica attiva e in microelementi, il compost è la soluzione ideale contro la desertificazione dei suoli e l’impoverimento di carbonio nonché un  prodotto di impiego agronomico (fertilizzante per florovivaismo, colture praticate in campo).

RINNOVABILITA’

Riguarda l’origine di un prodotto e in particolare la caratteristica di quelle materie prime – prevalentemente di origine vegetale e animale – di rigenerarsi in tempi brevi (piante, alberi, loro derivati e scarti), in opposizione alle materie prime da fonte fossile (petrolio).

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