Zygmunt Bauman e l’ambiente al tempo del consumismo

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All’età di 92 anni si è spento il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman, uno dei più influenti intellettuali contemporanei. Famoso per aver elaborato il concetto di “modernità liquida”, ha dato un importante contributo teorico all’analisi del presente, come epoca scollegata dalla natura.
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Analisi dell’Homo Consumens

In particolare, Bauman aveva intuito alcune differenze sostanziali tra modernità e postmodernità. La prima è “solida”, caratterizzata da un capitalismo forte che poggia su un hardware pesante, fatto di ideologia politica e religiosa. La seconda, invece, è appunto “liquida”, ossia caratterizzata dal flusso continuo di persone, merci e idee, in virtù di fenomeni quali globalizzazione, rivoluzione informatica e consumismo.
E se, da una parte, tutto ciò ha comportato evidenti benefici in termini di progresso socioeconomico e benessere (specialmente per una parte del mondo), dall’altra la postmodernità ha avuto anche degli effetti collaterali. Per esempio, il consumatore attuale sembra totalmente autonomo di scegliere come indirizzare i suoi desideri. Il contrappasso è però l’impotenza di non poter evitare la scelta: «In una società di consumatori tutto è una questione di scelta, tranne l’obbligo di scegliere, l’obbligo che si trasforma in inclinazione e che dunque non è più percepito come obbligo (Modernità liquida, trad. it. di S. Minucci, Laterza, Roma-Bari, 2000).
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La disconnessione tra uomo e natura

Nella società dei consumi, difatti, si corre la maratona infinita dello shopping – una sorta di rito di esorcismo per cercare una via di fuga dall’ansia della insicurezza generale: «La società dei consumatori cresce rigogliosa finché riesce a rendere perpetua la non-soddisfazione dei suoi membri, e dunque la loro infelicità (Consumo, dunque sono, trad. it. di M. Cupellaro, Laterza, Bari, 2009) ».
Perché la società affluente è per forza di cose anche effluente, dato che immette nella natura (dopo aver prelevato risorse) scorie – rifiuti e inquinamento – che contaminano le nostre città infestate dallo smog e il nostro corpo intossicato. Infatti, non dimentichiamoci che dietro a ogni software si nasconde pur sempre un hardware pesante e ingombrante, fatto di silicio e altri minerali preziosi scavati dalla terra e che, una volta fatto il loro corso di obsolescenza pianificata, tornano concretamente al loro luogo d’origine, ma sotto forma di spazzatura.
 

Fabio Dellavalle

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