“Periferia”, rifiuti su tela. L’arte come denuncia sociale

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di Annalisa Tancredi

In un dipinto, l’immagine di una periferia abbandonata a se stessa, invasa dalla spazzatura ma incapace di reagire efficacemente alle emergenze. La questione dei rifiuti questa volta è raccontata dagli occhi di un artista, intrisa di desolazione e materialismo, solitudine e macchinosità, specchio dell’inadeguatezza del sistema amministrativo e degli stili di consumo che la nostra società ancora persegue.

Sostenibilità ambientale e creatività artistica unite per stimolare la riflessione sulle tematiche ambientali”. Il clima, l’energia, l’inquinamento, il riciclo sono i temi affrontati dal concorso nazionale AxA – Arte per l’Ambiente, organizzato dall’associazione La forza del Segno, con il patrocinio dei Comuni di Cassina de’ Pecchi, Comazzo e Gorgonzola, dove si è chiusa lo scorso 9 ottobre la manifestazione.

Un’occasione per celebrare il connubio tra arte, ambiente e comunicazione ambientale, in cui gli artisti sono spettatori della storia collettiva e, nello stesso tempo, cronisti in tempo reale della propria realtà. Attraverso il medium della tela, l’arte ci parla con un linguaggio sensibile e morbido, ma carico di funzioni comunicative che colpiscono interiormente lo spettatore e lo portano a riflettere sulle conseguenze di un semplice gesto quotidiano per il benessere collettivo.

Le mostre hanno visto la partecipazione di 97 opere provenienti da tutta Italia e, di particolare impatto, è stato il quadro di Josè Augusto, pittore e vetraio licatese figlio del pittore Cesare Augusto. Josè dal 2007 ha deciso di intraprendere il percorso artistico a sfondo sociale “..illuminato dal fatto che si può voler bene al proprio territorio non solo decantandone le bellezze, ma anche evidenziandone i difetti e il degrado ambientale. Dopo aver dipinto per anni le nostre bellezze naturali l’insoddisfazione ha preso piede, ed ero stanco di dovermi misurare con temi in cui non riuscivo a trovare quel senso del Vero”. La sua opera “Periferia”, è un dipinto di cassonetti vuoti, cartoni abbandonati per terra, lunghe ombre oscure e una periferia desolata a fare da sfondo.

Cosa l’ha ispirato a dipingere “Periferia”?
«A Licata si contrappongono la realtà del meraviglioso territorio con una situazione quasi da terzo mondo: la periferia è da anni una vera discarica a cielo aperto fatta di pneumatici, elettrodomestici e spazzatura accatastata. Il perfetto equilibrio tra scarso senso civico dei cittadini e cattiva gestione amministrativa».

Che cosa rappresenta per lei il dipinto?
«Quella fila di cassonetti metallici, già di per sé, sono un elemento inquinante. Sono quelli in cui da anni conferisco io stesso la spazzatura e sono per me lo specchio della situazioni amministrative che si sono succedute: puliti ed ordinati nei periodi di buona gestione e sporchi e dimenticati in quelli di cattiva amministrazione».
Cosa vorrebbe rappresentasse, invece, per gli spettatori?
«Per me è molto importante vedere la reazione di chi si sofferma a guardare il quadro: c’è chi ha esordito con un semplice “Bello!!”, chi mi ha confessato che un quadro del genere non l’avrebbe mai comprato, e chi invece non si sofferma nemmeno un attimo perché credo la tematica li tocchi troppo da vicino».

Di suo padre, quali insegnamenti custodisce?
«Di lui custodisco sicuramente l’insegnamento del saper trovare il bello anche la dove non c’è, dove un occhio poco allenato difficilmente lo sa cogliere; credo che dipingere una bottiglia accartocciata lo preveda».

Se dovesse fare lei una campagna di comunicazione ambientale?
«Non credo di avere le carte in regola per parlare di comunicazione, ma se involontariamente lo faccio con le mie opere è perché credo un’immagine, seppur cruda, sia il mezzo migliore per sbattere in faccia alla gente la triste realtà che ci circonda. Conviviamo quotidianamente con situazioni paradossali che non aiutano la gente a cambiare atteggiamento nei confronti del rispetto dell’ambiente».

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