Tra il dire e il fare c’è… il sostenibile e il solidale

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di Annalisa Audino

Si è tenuta dal 13 al 15 gennaio, presso l’Ex Liceo Artistico di Piazza Dettori a Cagliari, la prima edizione del Festival “Dire Fare Sostenibile e Solidale”, organizzato dall’assessorato alle Politiche Sociali del capoluogo sardo con la partecipazione di associazioni, artigiani e aziende che operano a vario titolo nel settore della sostenibilità e nel mondo del solidale.

La manifestazione ha avuto grande successo: i numerosi visitatori hanno avuto la possibilità di informarsi, confrontarsi, conoscere tante realtà locali attive sul territorio e anche acquistare i prodotti di artigiani e artisti. Tra le iniziative interessanti hanno avuto grande visibilità i due stand principali, uno dedicato allo scambio dei giochi per bambini (toy sharing) e uno dedicato allo scambio dei libri (book sharing); grande affluenza di pubblico ha però avuto anche la stanza dedicata alla mostra collettiva “Arteciclando” realizzata da artisti che usano materiali di recupero per realizzare le loro opere. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Margherita Zanardi, fotografa e curatrice, oltre che fondatore del collettivo Sustainable Happiness.

Da cosa nasce l’idea del Festival?
«Il festival è stato ideato e proposto dall’Assessorato alle Politiche Sociali che ha dimostrato finalmente di prendere in considerazione temi attualissimi che non possono più essere ignorati, ma anzi hanno bisogno di essere discussi con la popolazione. È stato così creato questo momento di dialogo costruttivo tra un’amministrazione spesso sorda alle esigenze effettive dei cittadini e la cittadinanza stessa».

Che ruolo ha avuto il vostro collettivo?
«La nostra Associazione ha scelto come sempre di “fare rete” coinvolgendo così diversi attori della scena culturale/artistica e artigianale come Pietrina Atzori, il cui allestimento ha dimostrato come la bellezza sia sostenibile, Francesco Cordeddu o l’associazione 100%Vita Equa, tutti esempi di uno stile di vita attivo, consapevole e sostenibile. Abbiamo puntato sulla creatività e sulla comunicatività artistica di ognuno per affrontare i temi più scottanti del momento in modo da facilitare l’approccio a tutti, grandi e piccini».

Perché avete scelto i balconi e i giocattoli come temi delle vostre “azioni”?
«I balconi sostenibili e i giardini verticali sono stati scelti come esemplari per una rivalutazione e riconsiderazione del rapporto uomo/natura in questo drammatico momento storico in cui è falsata la visione di un uomo non partecipe di un dato ecosistema, mentre il baratto per bambini è stata la nostra maniera di richiamare l’attenzione sul bisogno di un’educazione alla vita di comunità, una vita che non prevede sprechi ma relazioni e scambi».

È stata molta la partecipazione? Giovani o adulti?
«La partecipazione è stata molto considerevole e la partecipazione dei bambini attirati dai laboratori e dall’iniziativa Toy Sharing ha reso tutto più emozionante e diverso dal solito: erano riunite infatti, come raramente accade, tre generazioni nei locali affascinanti e brulicanti di vita dell’ex liceo artistico svecchiato per l’occasione dagli allestimenti floreali curati dalle associazioni che operano sul territorio sardo. Una bella vetrina di ciò che sta succedendo intorno a noi e, si spera, non solo un’operazione di facciata».

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