Make up alla marea nera

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di Eleonora Anello

Dopo i tentativi di occultare, ora è giunto il momento di promuovere. A un mese dall’incidente dell’11 gennaio, quando, a causa di una perdita agli impianti di alimentazione della E.on, sono stati riversati circa 45 tonnellate di olio combustibile nei mari cristallini della Sardegna settentrionale, la situazione è ancora poco chiara.

L’unica cosa certa è che i più seguiti mezzi di comunicazione, come tv, radio e carta stampata, non ne hanno parlato. Qualche timida informazione è giunta dai giornali online che hanno proposto soprattutto documenti video e fotografici del disastro che tuttavia hanno prodotto un’informazione alquanto frammentaria e poco approfondita.

Diversa è, invece, la situazione sull’isola, in cui la gente toccata da vicino, prende parola sui media locali, nel tentativo disperato di fare contro-informazione. L’azione della società civile sarda si è concentrata temporalmente subito dopo lo sversamento, attraverso iniziative altamente spettacolari, per attirare l’attenzione dei media.

Nel gioco delle parti non hanno solo latitato i mezzi di informazione, anche le istituzioni sono rimaste inermi. Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, pur di fronte a una situazione di calamità tangibile, parla di ingiustificato allarme e ha pertanto respinto la richiesta di stato di emergenza inoltrata dai comuni colpiti.

In tutto questo, E.on ha deciso di intervenire tempestivamente, come dichiara nei suoi comunicati stampa. Prima mandando a ripulire le spiagge da squadre specializzate che di fatto hanno bloccato l’accesso ai siti contaminati e, adesso, con un’apposita campagna per rilanciare l’immagine della regione colpita.

Si dice infatti che La Regione abbia in questo modo presentato il conto alla E.on. Oltre al risarcimento, come appreso dalle parole del governatore Cappellacci, la multinazionale contribuira’ con risorse proprie alla promozione della Sardegna per rafforzarne l’immagine nel mondo dopo l’incidente. Non si conoscono ancora le scelte comunicative di questa operazione. Intanto continuano a essere trasmessi messaggi fortemente rassicuranti. Ma il piano messo in piedi da Cappellacci, come lui stesso ha dichiarato, si articola su tre livelli: la bonifica ambientale, la ricostruzione dell’immagine turistica e, infine, la prospettiva industriale. Quest’ultima attraverso l’eliminazione dei due vecchi gruppi a olio combustibile.

Rimangono però alcune questioni insolute, soprattutto in campo comunicativo. Una campagna di comunicazione per il rilancio dell’immagine, seppur ottima, può riportare l’eco-sistema a prima del disastro? Questa campagna di rilancio dell’immagine sarda, sarà un mezzo per distrarre gli individui dai problemi reali? Ma in tutta questa vicenda, forse l’interrogativo che tutti dobbiamo porci è un altro. In una società incentrata sulla comunicazione, se il problema non viene riconosciuto dalle istituzioni competenti, cercando di non parlarne, il problema stesso cessa di esistere?

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