Piccoli e grandi graffiti in erba

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di Annalisa Audino

Le frontiere dell’arte, si sa, sono infinite, così come le forme in cui un artista può esprimersi e comunicare il proprio messaggio e il proprio talento. Spesso però l’arte è anche molto discussa, specie in alcune forme ed espressioni, particolarmente dissacratorie, scandalose o irrispettose dell’ambiente e della società. Tra queste c’è sicuramente il graffito: manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il pianeta, basata sull’espressione della propria creatività tramite interventi sul tessuto urbano pubblico e privato. Il fenomeno, ricordando la pittura murale, è spesso accostato ad essa, ma in realtà prevede prevalentemente scritture e non disegni, solitamente il nome dell’artista o frasi significative che diventano loghi o messaggi. Proprio perchè eseguita su muri, treni o oggetti ed edifici pubblici e privati, viene spesso associato ad atti di vandalismo: l’uso di vernici e bombolette, inoltre, non è certo salutare per la tutela dell’ambiente.

Ma non si può non ammettere che talvolta i graffiti sono vere e proprie opere d’arte.

Colpiti dalle numerose polemiche e intenti a trovare una nuova forma espressiva, negli ultimi tempi alcuni artisti legati al mondo della street art e dotati di una particolare sensibilità verso le tematiche ambientali hanno ideato un nuovo modo di fare graffiti, ossia gli Eco-graffiti o, come la chiama qualcuno, l’Organic Art. Gli artisti cercano di focalizzare l’attenzione sull’ambiente, sia per quanto riguarda i messaggi delle opere stesse, che per quanto riguarda la loro stessa composizione.

Tra gli street artist più conosciuti ed originali vi sono Anna Garforth e Eleanor Stevens, ovvero le componenti del duo El & Abe. Circa due anni fa le due artiste hanno cominciato a fare Mossenger (fusione di moss, muschio, e messenger), cioé graffiti fatti di muschio che, se posizionati in corretti livelli di umidità e luce, vivono attaccati alle pareti per anni. Il procedimento è semplice: vengono raccolti da Anna erba e muschio comuni che sono in grado di crescere sui mattoni e vengono incollati sul muro, nella forma delle parole di Eleanor, con una mistura naturale di yogurt e zucchero.
Un esempio della loro collaborazione sono SporeBorne e Watch Your Skin Peel, così descritte dalle artiste: «Spore borne air rappresenta il vento di cambiamento e movimento, semi che germinano, spore di muschio nell’aria, umidità, potenziale. Watch your skin peel può essere visto come una metafora del cambiamento cosciente, del corpo umano in uno stato di flusso costante, il gettare da parte la materia morta e la rigenerazione».
Anna Garforth è inoltre attiva nell’ambito del guerrilla gardening, un altro interessante esempio di collegamento artistico tra arte e natura.

Un’altra significativa artista è Edina Tokodi, una giovane street-artist ecologista che ha deciso di recuperare il rapporto tra l’uomo e la natura distribuendo sui muri della sua città, Williamsburg (Brooklyn), figure di animali ritagliate nel muschio. La Tokodi ha studiato arti grafiche e design all’Accademia Ungherese di Belle Arti e ha completato gli studi a Milano con un corso di urban design. Ciò che la spinge nella sua arte è il desiderio di studiare il modo in cui le persone accolgono i suoi piccoli animali di muschio. Il suo obiettivo è quello di operare in direzione di un rapporto armonico con l’ambiente in cui viviamo e che spesso ci dimentichiamo di proteggere.
Edina descrive il suo lavoro nel blog Environmental Graffiti, dove si possono trovare anche preziosi consigli su come creare il proprio graffito ecologico.
«Credo che la nostra distanza dalla natura sia oramai un clichè – spiega – Gli abitanti della città spesso non hanno relazioni con gli animali o il verde. Come artista pubblica sento il dovere di attirare l’attenzione sulle mancanze nella nostra vita quotidiana. Come coltivatrice di sensibilità eco-urbana, di solito torno nei posti per visitare le mie “piante” o “muschio”, a volte per ripararli un po’, ma niente di più generalmente perché tendenzialmente ricevono abbastanza acqua dall’aria, dalla condensazione e dalla pioggia. Anche la reazione di chi vive le strade è molto importante: sono curiosa di come le persone le ricevono, se vogliono solo lasciarle stare, se vogliono prendersi cura di loro o smantellarle. Questo è quello che rende il mio lavoro simile ai graffiti, sebbene io sia in cerca di un significato sociale più profondo e di un dialogo con i ricordi di animali e giardini del mio passato in una piccola città del Centro Europa. Io credo che se tutti avessero un loro giardino da coltivare avremmo una reazione molto più equilibrata con i nostri territori. Di certo, un giardino può essere molte cose».

I graffiti e la comunicazione pubblicitaria “ecologica” in realtà hanno stretto amicizia da un po’ di tempo e sono diventati veri e propri must del momento. Un esempio è la campagna pubblicitaria realizzata dalla Green Graffiti con graffiti realizzati ad acqua sulle strade, perfettamente ripulibili. La compagnia tra il resto afferma di avere assolutamente a cuore la sostenibilità ambientale e di donare ad organizzazioni di beneficenza 90 euro per ogni graffito realizzato. Inoltre, per ogni litro d’acqua utilizzato, investe in un progetto di raccolta che fornisce un litro d’acqua potabile agli abitanti di una zona arida del Brasile. Ad oggi hanno aderito alla nuova campagna pubblicitaria alcuni istituzioni pubbliche, come il museo di Rotterdam, ma anche Mtv, Elle, Smart.

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