Infaticabile Greenpeace: alla vittoria sulla Nestlé fa seguito il blitz al Salone del Libro di Torino

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di Paolo Ghiga

Gli ultimi oranghi dell’Indonesia, almeno per il momento, possono tirare un sospiro di sollievo: permane il rischio estinzione ma la disputa tra Greenpeace e la Nestlé circa l’utilizzo dell’olio di palma nei suoi prodotti e le problematiche ambientali relative alla sostituzione delle foreste pluviali per far posto ai palmeti si è chiusa, a due mesi di distanza, con una vittoria significativa per gli ambientalisti.

Nestlé ha annunciato che non utilizzerà più prodotti provenienti dalla distruzione delle foreste tropicali e la cui produzione industriale, insieme a quella della carta, è la principale causa della deforestazione delle ultime foreste del Sud Est Asiatico. La multinazionale svizzera si è impegnata ad identificare ed escludere dalla sua filiera quei fornitori proprietari o gestori di “piantagioni ad alto rischio”, come ad esempio Sinar Mas, il più noto produttore di olio di palma e carta indonesiano. E’ giocoforza che vi saranno implicazioni anche per i commercianti di olio di palma come Cargill, che continuano ad acquistare da Sinar Mas.

La soddisfazione di Chiara Campione, Responsabile Campagna Foreste di Greenpeace Italia, è comprensibile e condivisibile. «L’attenzione -assicura Chiara- continuerà ad essere alta per sincerarsi che Nestlé applichi con rapidità la sua nuova politica commerciale: la speranza è che tutto il settore alimentare possa adottare una moratoria efficace sulla distruzione delle foreste tropicali, problema direttamente collegato alla produzione di carta utilizzata dall’editoria italiana per la stampa dei libri».

Quale migliore occasione, dunque, per sensibilizzare le case editrici italiane se non il Salone Internazionale del Libro di Torino: efficace e coinvolgente si è rivelato il blitz di Greenpeace che ha animato l’inaugurazione della kermesse letteraria portando sotto i riflettori due “oranghi” che, libri alla mano, hanno simpaticamente catturato l’attenzione del pubblico.

La speciale classifica “Salvaforeste” illustrata da Chiara Campione circa gli editori più virtuosi e quelli rimandati alla prossima edizione del Salone ha svelato le grosse responsabilità dell’editoria italiana sul fenomeno della deforestazione e dell’estinzione degli oranghi.
Lo slogan coniato per l’occasione “Il futuro delle foreste e del clima è nelle pagine dei vostri libri” ha evidenziato innanzitutto come l’attenzione e la tutela dell’editoria italiana nei confronti dell’ambiente sia quasi del tutto assente: ben 3 editori su 4 non conoscono l’origine della carta che utilizzano per stampare i propri libri.

Ad oggi sono “Amici delle foreste” editori come Bompiani, Dindi, Fandango, Foglio Clandestino, Gaffi, Hacca Edizioni, Il Rovescio, Lonely Planet, Prospettiva, Edizioni Ambiente e La Coccinella.
Questi editori hanno ottenuto ottimi risultati mescolando alte percentuali di fibre riciclate con fibre vergini certificate FSC, alimentando anche, in questo modo, la domanda di carta riciclata sul mercato.
I dati raccolti costituiscono un’ arma in più per coloro che intendono schierarsi a difesa della natura: utilizzando tale classifica, infatti, i lettori potranno fare delle scelte sostenibili ben precise, preferendo le pubblicazioni degli editori che si mostrano amici delle foreste.
Come con la Nestlé, anche in questo caso Greenpeace ha riportato una piccola grande vittoria: convincere un colosso editoriale come la Feltrinelli ad un confronto circa la certificazione della propria tipologia di carta utilizzata nel processo di stampa.

Un dialogo costantemente a stretto contatto con il pubblico, edificato su un confronto costruttivo, sullo scambio reciproco: continua, senza concedersi soste, il progetto di salvaguardia dell’ambiente con la solita, speciale, attenzione all’educazione ambientale, in attesa del prossimo avversario da affrontare a colpi di ricerche stampate, su carta riciclata, s’intende.

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