Il calcio si schiera con l’ambiente

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di Paolo Ghiga

Che il problema dell’ambiente sia una questione molto delicata è noto a tutti, tanto che da qualche tempo anche alcune squadre di calcio italiane hanno deciso di far scomparire dalle magliette i loghi degli sponsor per ospitare riflessioni importanti.
E gli esempi sono tanti. Alcuni mesi or sono, in occasione del trasferimento presso il tribunale di Torino del processo per le vittime dell’Eternit a Casale e nel territorio monferrino, la società nerostellata del Casale Calcio (in accordo con altre realtà sportive del casalese) ha deciso come forma di partecipazione e solidarietà di esporre sulle proprie maglie la scritta “Eternit: giustizia”, per non dimenticare e per scuotere l’opinione pubblica.

E’ notizia recente, invece, che da domenica 21 marzo le magliette dell’Urbino Calcio ospiteranno lo slogan “Solare sì, nucleare no” , per un’iniziativa finora unica nel suo genere. Il dibattito sul nucleare è tornato infatti prepotentemente alla ribalta a causa del livello di emergenza attuale delle fonti energetiche e dell’inquinamento ambientale ed ha già raccolto pareri tecnici decisamente contrari.

Ma non è finita qui : per gli aficionados del football, ormai in fibrillazione, i Mondiali di Calcio 2010 sono ormai alle porte.
Le gesta dei campioni di ogni nazionalità, le discussioni tecniche sul modulo 4-4-2 piuttosto che sul 3-5-2, arricchiranno le loro giornate per un mese.
La novità più interessante, però, giunge dalle maglie del torneo, prodotte dalla Nike e previste, per ora, da nove nazionali: esse saranno ecosostenibili, ossia ottenute ognuna dal riciclo di otto bottiglie di plastica. Considerato il numero complessivo dei giocatori (32 le squadre iscritte), risulta evidente il risparmio economico che ne consegue. Inoltre, circa 254 tonnellate di rifiuti scampati alla discarica, verranno sublimate in un compito ben più onorifico: l’equivalente in superficie di 29 campi da calcio, mentre ben 13 milioni di bottiglie in poliestere riciclato si trasformeranno in colorate maglie ecologiche.
Il processo di produzione prevede il prelievo della “materia prima” dalle discariche giapponesi e taiwanesi e una successiva operazione di filatura dei tessuti ottenuti. Si stima che il risparmio dell’energia per la produzione rispetto all’utilizzo di poliestere vergine possa raggiungere il 30%.
Le nazionali che al momento sfoggeranno le maglie ecologiche sono Brasile, Inghilterra, Portogallo, Olanda, USA, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda, Serbia e Slovenia, alle quali speriamo si accodino anche le restanti compagini, in primis l’Italia.
Alcuni addetti ai lavori auspicano che l’esempio possa essere seguito dalle varie Nazioni anche a livello locale: pensate soltanto al risparmio per i campionati di Serie A e B italiani, ma soprattutto all’aspetto della sostenibilità ambientale che farebbe un ingresso a pieno titolo in uno sport che raccoglie la quasi totalità dei favori del pubblico.

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