A Londra la spesa è Unpackaged

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di Annalisa Audino

Sono semplicemente cinque le regole per fare una spesa ecosostenibile a Londra: ricordarsi di portare con sé i contenitori, recarsi a piedi da Unpackaged e dire un sorridente “Hello!”, scegliere i prodotti preferiti facendo quattro chiacchiere con i gestori, riportare a casa contenitori e prodotti con l’aiuto delle borse riutilizzabili e ritornare non appena i prodotti saranno finiti con i medesimi contenitori e la medesima borsa. Non siamo impazziti, questa è davvero un’interessante proposta inglese per fare una spesa nel rispetto dell’ambiente: supportata da importanti organizzazioni (come Global Tolerance, Monkeehouse, Multistorey, Portobello Businnes Centre, The Hub, etc), la bottega di Unpackaged, al numero 42 di Amwell Strett a Londra, è stata fondata nel 2006 da Catherine Conway, profondamente convinta che ci fosse un modo migliore e più ecologico di fare la spesa. E sembra funzioni.

La scelta dei prodotti, in una suggestiva ambientazione, è molto ampia e quasi tutta a km zero: riso di vari tipi, zucchero, prodotti freschi, couscous, ortaggi, pasta, essenze e spezie, fiori, prodotti ecologici per la casa, varie tipologie di tè e caffè, dolci, torte e molto altro. Oltre ad una vasta scelta di prodotti, i gestori stanno inoltre cercando di sviluppare ed estendere la loro politica commerciale basata su tre criteri fondamentali: trasparenza, visibilità e il tentativo di soddisfare ogni aspetto del commercio. Sono infine attivi nel tentativo di sviluppare la discussione e sensibilizzare i clienti e i simpatizzanti su temi come il riciclo, il consumo di energia e i relativi risparmi, i prodotti ecosostenibili e un miglior utilizzo dei trasporti.

Il punto di partenza, nonché l’elemento più originale, è però l’assenza di contenitori per i prodotti. «Alcuni tipi di contenitori sono necessari – spiega Catherine Conwaylo sappiamo anche noi, ma la maggior parte invece è inutile. E proprio tutti questi involucri inutili aumentano il prezzo del prodotto (e il costo della tassa sui rifiuti che produciamo) e creano solo rifiuti e inquinamento (per produzione, lavorazione, trasporto, eliminazione). Alcuni sono riciclabili, per altri è invece impossibile qualsiasi tipo di riutilizzo o eliminazione. Le discariche londinesi, secondo un’indagine dell’amministrazione della città, saranno piene entro l’anno prossimo e altre nel Sud Est arriveranno alla loro massima capacità già nel 2013. Il riciclaggio è certamente una delle soluzioni, ma è necessario limitare la produzione di rifiuti inutili. Come? Comprando solo ciò che ci serve, utilizzando i propri contenitori e riciclandoli dopo l’uso». Facile, no?

In fondo, più o meno, possiamo cominciare a farlo anche in Italia: in qualche supermercato sono infatti già arrivati i distributori di latte, detersivi e bevande. Ma sicuramente le attività dei negozi sostenibili non sono di facile successo: non vengono apprezzate da tutti e spesso si trovano a lottare con i colossi delle grandi marche e delle grandi industrie. Sempre dall’Inghilterra ad esempio è giunta l’idea di negozi e linee di abiti ecologici (The Dodo and the Dinosaur): creati con cotone bio o realizzati riciclando gli scarti di sartoria, tutti i prodotti sono realizzati senza sfruttamento del lavoro e con procedimenti a basso impatto ambientale. A Milano però, la prima città dove sono stati proposti oltre che la capitale della moda, non sono stati apprezzati e molti, costretti a chiudere, hanno deciso di trasferirsi su Internet. La comunicazione Web infatti facilità il raggiungimento di un più vasto pubblico e di un maggior numero di clienti, permette di comunicare senza sprechi e dimezza le spese di strutture vere e proprie, limitando il tutto a quelle di spedizione dei prodotti.

«Il web – conclude la Conway – è sicuramente più ecologico rispetto alla carta stampata: il commercio, in generale, è cambiato molto e attraverso Internet possiamo diffondere e divulgare informazioni e consigli più velocemente, facilmente e a minor costo e impatto ambientale. Abbiamo tantissimi fans, non solo sul sito, ma anche su Twitter e su Facebook, oltre che centinaia di iscritti alla nostra newsletter. Internet ci permette di essere tanti!».

Il negozio londinese Unpackaged, in ogni caso, non è passato inosservato neanche alla stampa: è stato intervistato dalle riviste e dai programmi televisivi più importanti come BBC Breakfast, BBC London News, Channel 5 News, Capital Radio, BBC Radio London, Radio 4’s PM programme, Radio Romania, CBS Weekend News, The Independet, The Guardian, The Observer, The Evening Standard, Style Will Save Us, The Telegraph Magazine, Time Out, The Daily Express, Design Week, e molti altri. È stato inoltre inserito in Time Out’s Little Black Book, guida dei 500 servizi essenziali della città inglese, ed è stato tra i finalisti degli Ethical Awards nel 2008.

Per chi volesse curiosare http://beunpackaged.com: le bellissime fotografie del negozio fanno venire voglia di partire verso Londra, ovviamente con un contenitore!

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