Ha preso il via Nonsolopuntaperotti4. Intervista al Presidente di Giuria Marcello Saponaro

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di Letizia Palmisano

È partita la quarta edizione di NonSoloPuntaPerotti, concorso nato per denunciare gli Ecomostri in Lombardia, da due anni però di portata nazionale. Ci dica di cosa di tratta.
«Nasce dalle ceneri di Punta Perotti, l’ecomostro pugliese fatto saltare con l’esplosivo, e dall’idea che tutti gli ecomostri che deturpano il paesaggio italiano meritano la stessa fine. E’ un gioco ma penso abbia anche una valenza pedagogica: i giovani e non che partecipano, dicono con ogni immagine a schiere di assessori, architetti, geometri e funzionari pubblici che il paesaggio è parte del capitale sociale, culturale e aziendale dell’Italia e deve essere valorizzato, non distrutto».

Ci sono novità nella IV edizione?
«Intanto è nazionale, appunto. Come la precedente edizione del resto. E poi abbiamo ampliato a ogni immagine digitale o digitalizzata che denuncia uno scempio urbanistico o architettonico. Quindi non è più limitato alle sole fotografie scattate con il cellulare. L’importante è catturare gli ecomostri e denunciarli».

La giuria, che Lei presiede, da chi altri sarà composta?
«Da componenti storici quali Guido Pollice (Presidente nazionale Verdi Ambiente e Società Onlus) e Fabio Fimiani (Giornalista di Radio Popolare), da fotografi quali Fabio Treves e Silvia Tenenti; esperti di comunicazione e giornalisti quali Luca Conti (Consulente per i Social Media), Massimo Mantellini (Giornalista e blogger), Edoardo Raspelli (Conduttore televisivo), Cristina Gabetti (Giornalista e scrittrice, conduttrice della rubrica Occhio allo spreco in onda su Striscia la Notizia). Edoardo Stoppa (Inviato di Striscia la Notizia per animali ed ecologia), Nicola Mattina (Consulente ICT), esponenti del mondo universitario con Walter Fornasa, (Docente dell’Università di Bergamo) e del mondo imprenditoriale con Angelo Naj Oleari (Imprenditore nel settore della produzione e distribuzione di prodotti alimentari e tessili)».

Siete alla quarta edizione. Quali risultati avete ottenuto fino ad ora?
«Alcuni edifici sono stati abbattuti. Ne sono fiero perché penso che un pizzico di merito l’abbia anche il concorso. Mi riferisco, per esempio, al famoso Hotel dei mondiali di Milano e all’ex cinema porno di Zingonia, quello a forma di “Phon”. Chi abita a Bergamo sa quanto abbia bisogno di essere riqualificata l’area di Zingonia… Ecco la qualità della vita passa anche da lì, dall’abbattimento del brutto. Cominciando dal bruttissimo. E dalla sua ricostruzione».

All’estensione sul piano nazionale è corrisposta, fino ad ora e l’anno scorso, una partecipazione “nazionale”? Quali sono i soggetti più fotografati? Esiste un “prototipo di ecomostro” immortalato più di frequente?
«Si, le immagini sono giunte da tutta Italia e mi pare che ogni tipo di ecomostro sia stato immortalato: dallo scheletro industriale all’abitazione eccessivamente “fantasiosa”, dal ponte interrotto alla colata di cemento. Il prototipo non esiste, esiste una scala di bruttezza che vede sicuramente ai primi posti gli edifici dismessi che vengono lasciati decadere sempre più all’interno delle nostre città, diventando luoghi di insicurezza e degrado».

Altri concorsi fotografici molto simili sono nati negli ultimi due anni. Vi sentite ispiratori o “derubati”?
«Io sono sinceramente soddisfatto che grandi giornali e grandi associazioni abbiano promosso simili concorsi. Nessuno di noi riuscirà a vincere la battaglia, culturale oltre che politica, per la bellezza da solo. Vorrei che anche le scuole si facessero promotrici di iniziative simili e chiamassero l’assessore ai lavori pubblici di zona a presentarlo e a presiedere la giuria! Purtroppo, solo se e quando non sarà più necessario denunciare vorrà dire che avremo compreso che valorizzare il nostro territorio è un nostro primario interesse economico oltre che ecologico».

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