“Navi a Perdere” di Carlo Lucarelli

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di Alessio Sciurpa

E’ entrato in classifica tra i libri più venduti in Italia il noir di Edizioni Ambiente scritto da Carlo Lucarelli. Il libro prende spunto da un fenomeno, quello delle navi a perdere, già affrontato da Legambiente nei suoi annuali rapporti Ecomafia. La vicenda narrata, particolarmente emblematica, è quella della “Jolly Rosso” spiaggiata nel Dicembre del 1990 im provincia di Cosenza. La vicenda di cui si è occupata anche la “Commissione d’Inchiesta Parlamentare sul Ciclo dei Rifiuti e sulle Attività Illecite ad esso connesse”, presieduta dall’On. Paolo Russo, che nella sua relazione finale, approvata nella seduta del 15 Febbraio 2006, dice: La Commissione ha, inoltre, registrato la sopravvenienza di ulteriori elementi, rappresentati in larga parte da dichiarazioni di collaboratori di giustizia, provenienti dalla criminalita`organizzata calabrese, i quali hanno riferito dell’esistenza di un pactum sceleris fra le cosche della ‘ndrangheta ed affaristi del settore dei rifiuti, in virtu`del quale furono programmati e realizzati numerosi affondamenti di navi cariche di rifiuti tossici nei tratti marini calabresi (e soprattutto nello Ionio, che per le sue caratteristiche di profondita`, meglio si prestava a far definitivamente sparire le tracce della criminale impresa)”.
Per il lancio del libro si è utilizzato uno strumento come il booktrailer, estremamente intrigante, ma non ancora particolarmente diffuso.

Di seguito riportiamo l’intervista all’autore realizzata da Emiliano Angelelli direttore del Blog VerdeNero:

Lei crede nei romanzi socialmente utili? E crede soprattutto che il noir sia un genere socialmente utile?
Sì. Anzi credo che i romanzi siano tutti socialmente utili quando sono scritti bene e con sincerità. Il noir forse lo è particolarmente. Non è l’unico genere a svolgere questo tipo di funzione, però fisiologicamente lo fa, perché ficca il naso nelle cose che non funzionano e raccontandole le denuncia.

“Navi a perdere” sembra un testo pensato anche per la televisione. Pensa che in futuro “Blu Notte” seguirà il filone delle ecomafie?
Blu Notte in parte già lo ha fatto con la puntata che abbiamo dedicato all’amianto. Vogliamo continuare naturalmente con questo filone e potrebbe anche essere che questo sarà un argomento dei nostri. “Navi a perdere” però non è stato scritto pensando alla televisione. Il fatto è che io scrivo sempre nello stesso modo (ndr. Lucarelli sorride), quindi se mi occupo di narrativa la mia sperimentazione è di un tipo e quando racconto cose vere il mio modo di raccontare è quello. Quindi semmai quando scrivo alla televisione penso ai romanzi.

Da 25 a 100 navi scomparse nel corso di poco più di un decennio in un’area, quella del mar Tirreno prospiciente la Calabria, molto ristretta. Le navi dei veleni sono quindi un dramma sociale?
Sicuramente sì. Siamo sempre sul piano delle ipotesi. Le navi sono affondate e molti credono che contenessero dei veleni. Questa è la base su cui ragioniamo. E’ sicuro però che sono successe molte cose terribili nel mare. Già solo cento navi che affondano sono un fatto strano e comunque un brutto disastro. Ed è vero che abituati come siamo a pensar male, e molte volte ad aver ragione di farlo, possiamo pensare che nei nostri mari ci sono moltissimi veleni. Bé, questo sì che è un dramma sociale. Quando si comincia ad avvelenare il mare, la terra e l’aria che si respira il problema diventa globale, di tutti.

In “Navi a perdere” emerge la figura di Comiero, faccendiere impelagato nello smaltimento dei rifiuti radioattivi. E proprio parlando di rifiuti radioattivi nasce un collegamento con il caso Ilaria Alpi. Un altro mistero insoluto del nostro paese…
L’ingegner Comerio in effetti viene visto e sentito in relazione a tutta una serie di episodi che riguardano queste vicende, quindi anche il caso Ilaria Alpi. Più che altro si ritrovano in casa sua tutta una serie di documenti che parlano di questi fatti. Spetta naturalmente alla magistratura arrivare in fondo a queste vicende. Quello che è certo è che ci sono tante assonanze, tante vicinanze che suonano inquietanti.
Recentemente Wu Ming 1 ha lanciato un dibattito letterario con la pubblicazione di “New Italian Epic”, un saggio che cerca di individuare un filo conduttore tra diversi scrittori italiani contemporanei. Lei si riconosce in questo filone letterario?
Assolutamente sì. Credo di far parte di questa nebulosa, di questo arcipelago di scrittori che cercano di scrivere romanzi di ampio respiro che trattino tematiche che abbiano a che fare con la nostra storia contemporanea e con il nostro presente in maniera “epica”. Mi ci riconosco perfettamente.

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